martedì 30 giugno 2015

Dialoghi col Testimone ( e Pif non c'entra nulla)

Ore 17.00 di un venerdì pomeriggio.
Improvvisa scampanellata a distesa (notare che il campanello di casa nostra suona più o meno così) 
Mi affaccio e vedo due persone, uno giovane l'altro più anziano che paiono padre e figlio, e che in tutto e per tutto hanno le sembianze di due "divulgatori- porta-a-porta-di-culto, detti anche gli scampanellatori della domenica mattina".Si loro, ci siamo capiti.
Non ho voglia di discutere per cui ignoro. Ri-scampanellano a distesa. Pausa di un minuto. Adesso se ne andranno, no?
Ari-scampanellata e Figlio, candore unico, strilla “MAMMAAAAA!!Vai a vedere chi è, almeno smettono!Non sento la tv!!”.Come coglie le cose al volo, ‘sto piccino… 
Altra scampanellata, stavolta si dev'essere incastrato il dito nel tasto. E che palle.
Mi affaccio alla finestra con l'entusiasmo a mille e un'espressione stile Lurch.“Salve, ditemi…” 
“Buongiorno, Signora, volevamo lasciarle un invito per un incontro spirituale….troverà Dio.” 
“Grazie, immagino che comunque Lui sappia dove abito se vuole trovarmi, ma lasci pure nella cassetta.” 
“Lei è straniera, vero?” O_o 
“No, sono italiana.” 
Sguardo diffidente “Mah, mi sembra straniera…”.Eh, devono essere i miei tratti svedesi a trarre in inganno: infatti son bionda come Frida Kalho. L'ometto più anziano indica la cassetta della posta “MA il cognome qui è straniero…” 
Allora, il cognome è di lontaaaane origini spagnole, ma noi siamo italiani.E poi che vuol dire?Mai sentito parlare di dominazioni straniere in Italia? 
Invasori in Italia: dalla notte dei tempi! Su Rieducational Channel! Vabbè… Mi guardano sempre più perplessi. Incalzano “La sua parlata però mi sembrava straniera…”.
Guardi, fra noi due chi deve trovar qualcuno è lei: io cercherò Dio se lei si cerca un buon otorino…Arrivederci. 
Manco per niente, insiste: “Ma lei parla spagnolo?” 
“No.Sono italiana e parlo italiano.Grazie e buonasera.” Non ci aggiungo qualcos'altro perché Figlio è in ascolto e brama nuove parolacce da imparare. 
Ragazzo più giovane “Signora, ma se parla spagnolo abbiamo degli amici uruguayani con cui può far conversazione…” 
“BUONASERAAA!!” 
Figlio “Mamma, ma tu parli spagnolo?” Sì, buonanotte!
Meno male che ho cambiato casa per non avere a che fare più con gente assurda.

mercoledì 17 giugno 2015

Maturità 1990 (alias Non è un'idea di Stefano Accorsi)

Come ogni anno, stamattina sono corsa a vedere le tracce della maturità. E' una specie di rito che ho da decenni, mi incuriosisce da sempre: prima le leggevo immaginando come sviluppare il tema, da qualche anno a questa parte penso a come lo faranno le mie nipoti o mio figlio.

Sono cambiate tante cose dal mio esame di maturità.
Adesso puoi scegliere diverse forme di svolgimento, addirittura l'articolo di giornale.
C'è più attenzione su tanti temi, c'è più informazione.

Il mio esame di maturità fu il caos.
Qualche settimane prima dello scritto di italiano incontro per caso una conoscente, una di quelle che oggi meritano il titolo di  "fighe di legno", la quale ridendo mi informa che si era coperta di bolle.
Così quattordici giorni dopo esatti ero a letto con la varicella. 
Dopo aver accertato col medico che non ero più contagiosa, e aver informato compagni ed insegnanti della cosa (pare che l'unica deficiente che non l'aveva ancora fatta fossi io) affrontai lo scritto di italiano con la febbre a 39°.Scelsi il tema di attualità, saltando a piè pari il commento sul poeta rurale di Pascoli e ascesa e declino del neoguelfismo.
"La minaccia permanente di guerra nasce dalla mancanza di fiducia tra gli Stati e dal reciproco timore di subire un'aggressione, oltre che dal ricorrente insorgere di mire egemoniche. È perciò necessario, oggi più che mai, creare tra i popoli uno stato di fiducia e di sicurezza, che rimuova i sempre incombenti pericoli di guerra, assicurando in tal modo le condizioni essenziali al mantenimento di una pace stabile. Riflettete sulla questione proposta, precisando se, a vostro giudizio, può cogliersi nell'odierno scenario internazionale qualche segno in favore dell'auspicata pace universale."
Fissai il foglio per tipo 10 minuti e poi iniziai a scrivere di getto, senza rileggere.
Consegnai e scappai dall'aula, con la sensazione di non aver respirato o quasi.
Lasciai i miei compagni alle discussioni fuori dal portone, compresi quelli fighetti (anche se la mia era una scuola molto proletaria e variegata) che erano arrivati alla prova con una cartucciera zeppa di foglietti per copiare.Sì, esatto: per copiare il tema di italiano. Uno addirittura aveva i  i ritagli dei quotidiani con gli articoli sugli ultimi avvenimenti ( il fatto che quest'ultimo anni dopo fosse diventato l'amministratore delegato di una'azienda fallita dopo pochi anni non mi ha stupito).
Arrivato il giorno degli orali mi viene incontro la mia professoressa di storia dell'arte che si congratula per il mio tema, risultato fra i più ben scritti, tanto che era piaciuto molto ad uno dei commissari interni che ne voleva discutere con me.
Panico: complice forse la febbre non ricordavo nemmeno una parola di quello che avevo scritto.
"I suoi riferimenti sono davvero interessanti: la citazione su Sandino e il conflitto in Nicaragua è particolare...".Non ho avuto il coraggio di confessare che senza un famoso disco dei Clash chissà quando avrei saputo di quel conflitto e di tutto ciò che ne seguì.
Mi passa il tema, leggo e annuisco fra i brividi: ma che cacchio ho scritto, continuavo a pensare.
Continuavo a pensare ad Ale, il mio amico che nel suo tema parlò di oscurantismo religioso come causa primaria delle guerre e si ritrovò in commissione un professore/prete che pareva uscito dalla gag de La Santa Inquisizione dei Monty Phyton. Solo che quello che seguì dopo non fece ridere nessuno e lui uscì mestamente dall'aula con un 40/60 e un pugno di mosche.
Se questo ha idee diverse dalla mie sono fregata. Perchè non ho fatto il classico compitino che non scontenta nessuno? No, la citazionista in erba aveva tirato fuori un arsenale di riferimenti storici per dimostrare che nessuna guerra può essere giusta.  Il professore della commissione esterna  me lo ricordo ancora: capelli alla Sor Pampurio e una copia de l'Unità sotto il banco. La principiante totale avevo osato un carpiato doppio ma le era andata bene: mi strinse la mano e dicendomi "Brava, se c'è una cosa che mi piace è chi  non ha paura di dire quello che pensa". Ancora adesso lo considero fra i più bei complimenti che mi hanno mai fatto.
Tirai un sospiro di sollievo. Mi avevano dato 9.


Non importa se per colpa di una differenza di teorie artistiche mi giocai comunque il 60/60 bramato (Maledetto Picasso,odierò Guernica fino alla fine dei tempi).
Era il 1990, c'erano i Mondiali di calcio, ascoltavo i Run DMC, avevo i capelli mezzo rasati e tanti anni davanti per realizzare che la maturità è uno strano sogno (bello o brutto, poco importa) e che i veri esami della vita dovevano ancora arrivare.




martedì 16 giugno 2015

Compleanni in serie.

Ecco, lo sapevo: mi tocca l’ennesimo compleanno di amichetta di Figlio. 
Da un po’ di tempo è in voga farlo al M.D., acronimo di "multinazionale che propone solo roba fritta e fa li sordi disboscando foreste vergini". Ci siamo capiti, insomma. 
Figlio entusiasta, io un po’ meno: lo scorso anno ci toccarono lì ben tre compleanni e la sensazione di festeggiamento molto plasticoso me la porto ancora appresso. Tutto rigorosamente finto. Ai bambini piace, o almeno sembra. Come direbbe Lady Gaga "We're plastic but we still have fun" (scusate ma le citazioni di Schopenhauer le avevo finite).
Ve ne illustro una delle tante, esempio standard giusto per far capire a chi mai volesse provar l'ebbrezza. 
Si arriva lì all'orario fissato, tipo le 17.00. Non osate arrivare in ritardo o vi dovrete subire l'armata Brancaleone degli sguardi trucidi degli addetti. Arrivato il grosso della gente, veniamo quindi radunati tipo mandria dall'animatrice (in realtà una delle ragazze del banco con un cappellino diverso) che ci accoglie con l’entusiasmo di una che si è scampata l’ennesimo turno di frittura e controllando l’orologio.Come scoprirò nel corso della serata TUTTO è cronometrato al secondo, pipì dei presenti compresa. 
Appena arrivati veniamo informati dalla hostess sulla durata di ogni fase della festa: sembravamo turisti ignari sbarcati al villaggio vacanze e messi in riga a mò di Full Metal Jacket dall'animatore nazista di turno. Si inizia con quindici minuti di attività ludica, ossia la suddetta ragazza che fa giocare i bambini a nascondino.Tredici infanti frustrati dopo soli 4 minuti netti: provate voi a nascondervi in un open space di 30 mq. in vetro con tutto a vista e capirete. Poi le ordinazioni, quattro minuti e mezzo. Consumazione dell’Happy Meal (uno per bimbo), un invitino ai genitori presenti e l’arrivo della torta. Spegni le candeline, canta la canzoncina (che aveva assunto il ritmo di una mazurca per far prima) apri i regali e sempre con un occhio all'orologio. Dopo l’ora e mezza pattuita, non un minuto di più né uno di meno, the end e tutti fuori dai balin. Il resto del tempo viene diviso equamente fra il separare i soliti bambini che si menano, quelli che anziché mangiare si tirano la roba (che fa mooolto male: infatti dopo due minuti le patatine assumono la consistenza del legno massello) il tutto mentre la festeggiata urla tipo strillone al banco del pesce “E' il mio compleannooooo e fate quello che dico IOOOOOOOOOOO!!”. Noi genitori nel frattempo ci ritroviamo a girare con aria smarrita e nervosa (quelli che avevano preso il caffè), altri invece con perplessità e risatina nervosa (quelli che avevano preso la birra). 
Una roba di una tristura tremenda. Io e Marito l’abbiamo finita a chiacchierare con una bio-architetta delle recenti ristrutturazioni sul lago. Cioè, una roba che Tribuna Politica al confronto sembrava Drive In, quindi soppravvoliamo proprio. Il tutto coronato da persistente odore tipo cipolle andate a male. Costante e insinuoso, al punto che noto che non sono la sola ad abbandonarsi al gesto compulsivo di annusarmi con finta disinvoltura, nel timore che il deodorante mi avesse abbandonato. Scongiurato il pericolo abbiamo capito che la puzza era il mix cipollato dei panini (gli infanti hanno ucciso le mosche a sbanfate per giorni) più l’acqua di colonia di uno dei presenti, una fragranza tipo Baygon in quantità tale da abbattere un elefante. Quella sera ho riportato a casa in omaggio un mal di testa colossale. 
Bene, sono sopravvissuta a ben tre compleanni simili. Quando ieri Figlio è arrivato trionfante con l’invito marchiato M.D. il mio destino era chiaro: mi tocca pure stavolta.Che Chtulu me la mandi buona!

lunedì 15 giugno 2015

L'Apocalisse è arrivata (ovvero i miei vicini T.d.G.)

Sabato mattina, ore 8.20. 
Dopo una nottata in modalità “vago per casa” causa la mia fida insonnia aspetto un po’ prima di svegliare Figlio (pure lui reduce da notte insonne, ma causa caldo..)e nel frattempo guardo il tg a volume basso, ancora in stato catatonico causa sonno perso. All'improvviso l’audio cambia e mentre in video la faccia è sempre quella del povero telegiornalista sento una voce tonante maschile che pronuncia “VIENI, NASCONDITI, POICHÉ LA FINE È VICINA!!” Rimango sbigottita.La prima cose che penso è “ Sto sognando…”Nonnnonò, son sveglissima. “....
" ‘Azz, è arrivata l’Apocalisse!!…Allora era vero..porca miseria…e mi trova così, in pigiama…. e non ho nemmeno niente da mettermi..Che figuraaaaaa…” Poi mi alzo, si alza pure Figlio, svegliato da quello che sembra un suono di trombe e scalpitio di cavalli…”ECCOOOO....I CAVALIEEEERIIIIIIII” La voce prosegue “Questa battaglia contro di noi ti DISTRUGGERÀ’! Glisraelitiverrannonellevostrecaseconasceepentoleasfhirwpghwjrpjrnbbù!!” ??????? Mi affaccio alla finestra e vedo altre facce preoccupate dalle finestre delle case accanto.Ci si guarda sbigottiti, senza proferir verbo, anche perché le avventure di Jahvè coprono anche le nostre voci. Dopo 15 minuti di cancan tocca passare alla fase BASTA! Tanto son temprata, altro che Apocalisse, seeeehh..! Mi affaccio e mi schiarisco la voce 
“Per favore abbassate il volume..è sabato mattina presto...e non è molto rispettoso verso gli altri…capisco la sordità dell’anziano, però…” Seh, vabbè: chissene proprio.
Le avventure a tutto volume proseguono. Cloppiticloppiti. “ECCO, ABBATTEREMO I NOSTRI NEMICI!!” 
Niente tocca alzare i toni, questo non ci sente... “PER FAVOREEEE!!O abbassate o metto sù in dolby surround il discorso di Berlinguer a Mosca, va bene?!!” Poco dopo I cavalieri dell’Apocalisse tornano cheti, il volume viene rimesso a volume tollerabile e la pace torna sovrana nella vallata. 
Il bello/brutto di abitare vicino agli anziani è l’incapacità totale di capire che se loro son sordi noi non vorremmo diventarlo, almeno non subito e soprattutto non ad opera del volume inumano della loro tv. 
Bene, ora che il giorno del Giudizio è rimandato, posso cominciare la giornata E cosa c’è di più adatto di questa canzone? 

sabato 13 giugno 2015

Balocchi e stereotipi.

Missione di oggi: trovare le stelline fosforescenti (Figlio quando si confonde le chiama stelle effervescenti), quelle che si attaccano al soffitto e di notte sbriluccicano. Elemento indispensabile per ricreare la volta stellata nella sua cameretta (AstroSamantha è atterrata ma colpisce ancora, questi sono i danni collaterali).
Quindi direzione Ipermercato del Balocco (nome fittizio di catena in franchising che reca un antico trastullo nel marchio…sì, lei!).
La caratteristica principale di questo posto è la capacità mimetica dei commessi, abilità strategica di marketing che ti costringe a girare per ore nel punto vendita e che gioca sul "cercavo una cosa, ma sono uscita con venti giocattoli perchè c'era un'offerta". 
Per cercare 'sti cosi luminescenti sono quindi costretta a fare un giro fra i vari reparti fra cui quello femminile, e dato che il mio da 8 anni è ormai un mondo fatto di macchinine, moto, lego e per par condicio puzzle immaginate la mia stranezza: nell'era pre-Sophia questo reparto veniva aggirato come farebbe un Ciao truccato vedendo  la Municipale.
La prima cosa che penso è che un negozio così da piccola potevo solo sognarlo.Ma forse era meglio quando era solo una fantasia infantile: ora è la saga del troppo di tutto.Non pensate che sia di quelle “si stava meglio quando si stava peggio”, eh. Solo che di certe cose francamente mi sfugge l’utilità: ho visto delle robe che non comprerei manco sotto tortura.  Per esempio: nel reparto bimbe trovo ben sei modelli di mini aspirapolvere, compreso il Folletto originale, che naturalmente costa quasi come quello vero. Sgurb. Il ferro da stiro è disponibile in quattro modelli, fra cui quelli griffati da due note marche di elettrodomestici, e horror  in fundo c'è pure quello con Hello Kitty, che diciamocelo ha un po’ rotto (di sta felina ho avuto l’orrore di vedere pure la carta igienica e gli assorbenti, agghiaccianti). Accanto fa la sua bella figura un set completo di secchio e mocio, con una bella bimba sorridente sulla scatola che abbraccia entusiasta lo spazzolone. Tutto rosa e solo rosa. Perchè è risaputo che una vera donna pulisce, lava, stira. Sta zitta, si veste di rosa appunto e cerca di corrispondere al più vecchio degli stereotipi.Manco negli anni 50.
La parità dov'è finita?Ma scusate, chi compra questa roba? No, perché se sono così scema da far di mia figlia ancora infante la copia di Cenerentola versione pre-principe non faccio prima a dargli quello vero? Che senso ha? 
Con nostalgia ricordo quando si rubavano i trucchi alla mamma per sentirci già donnine…Ora non più, ci sono ben sei scaffali dedicati al trucco e parrucco versione baby, compresi quelli a marchio “Very Bella” (evviva l’inglese corretto).Per completare lo sfrangiamento ovaie ecco Le Principesse: ciò che attira la mia attenzione è un ùrendo parruccone sintetico per essere “anche tu come Rapunzel”. Io trucida come sono mi son immaginata una bimba come tante ne conosco: more e piccolette, che con la parruccona biondo ossigenato mi paiono tanto drag queen già da piccine. I cosmetici poi sono allucinanti: piccoli set di unghie finte con il festival del glitter annesso, rossetti dei colori più agghiaccianti che manco Kiko ha un assortimento così variegato. Ma vogliamo parlare del set di spazzole con mini phon funzionante che potrebbe essere l’invidia di ogni parrucchiera? Vabbè, ma saranno per le più grandicelle, mi son detta.Guardo bene la scatola: 6 anni.Prego??Io a sei anni tornavo a casa con le ginocchia sbucciate e dei miei capelli ho un vago ricordo, ma sono sicura di non aver avuto fissazioni tricologiche.
Dopo 'sta botta allora rifugiamoci nel classico rassicurante: la Barbie. Che a dirla tutta mi è sempre stata sulle balle, ma questa è un’altra storia. Barbie classica o comunque con le varianti storiche non esiste più: ora c’è Barbie manager (col cellulare e il faldone di bilanci in rosso), Barbie escort (col cellulare intercettato e le labbra finte), Barbie velina (Ken calciatore è venduto a parte). 
Il valore sociale del gioco dov'è? Non pervenuto.
Ho deciso , metterò in commercio una linea di bambole ed accessori, la chiamerò “Le plebee stilose”, che fan di tutto e di più, pure meglio. 
Ci sarà Sara detta Cenerella (per via dei suoi capelli grigi che non vuol tingere), la casalinga che si inventa un impiego a casa e fa catering per feste, col suo set di accessori e di pentoline mignon; Bianca, l’operaia licenziata per delocalizzazione che ha aperto un micronido a prezzi umani per le mamme che ancora un lavoro striminzito ce l’hanno (il set di nanetti in vendita separatamente); Bella Dormiente, la studentessa lavoratrice, impiegata in una fabbrica di materassi (Ditta Sulpisello, dal 1874) ma che sogna di fare la cooperatrice internazionale.Io non sono contro i giocattoli, ma quelli accessoriati con stereotipi per questione di marketing mi fanno imbufalire.
Si dice che i bimbi imitino i grandi, e allora diamogli degli esempi degni: perchè se alle donne di domani non regaliamo sogni e speranze vere, siam fritte.
P.s. : per la cronaca il set di stelline adesive lo abbiamo trovato nel reparto principesse. Perchè è risaputo che le stelline sono femmine.Mah....


venerdì 12 giugno 2015

Fiori e parmigiano: piccoli musicofili (confusi) crescono.

Trovo un cd e mi scatta un ricordo flash di due anni fa, quando Figlio aveva sei anni:
"Mamma, mi faresti sentire una canzone? L'ho sentita tempo fa, è in uno dei tuoi cd..." 
"Figlio....(*occhi al cielo*) solo i cd saranno un centinaio, almeno sai chi è l'autore, oppure è un gruppo?" 
"Eh, tempo fa la mettevi spesso ..." 
Seeeh, hai capito che indizio rivelatore mi dai! Io che ho i periodi blues, i periodi hard rock, pure quelli in cui ascolto musica sinfonica (capita..).
"Tesoro di mamma, faccio prima a risolvere i problemi del Pil italiano! Prova a cantarmela...è italiana, straniera..?" 
"Nononnò, è italiana, bellissima e parla di un fiore, del parmigiano.. e poi muore, ah sì!..." 
"Cos'è, l'inno della Coldiretti? Vabbè che ascolto roba strana ma non ricordo nulla del genere... una strofa aiuterebbe, magari..." E nel frattempo pensi "Non può essere quello quella, ma nooo..."
"Io te la canto però non guardarmi negli occhi che non riesco!!...Hemmmm...(*canta flebilmente*) Il parmigianooooooo...sotto un bel fioooooorrrrrrrr...il parmigiano ....che mi sembra di mooorirrrrrrr!! Ohhh, hai capito adesso?La metti, allora?!"
Sì, questo è il Parmigiano e il fiore che muore.
(Si attendono refusi su: Inti Illimani con Hasta Siempre, I Muvrini di Suonate lu Cornu e pure Gaber).



lunedì 8 giugno 2015

Bimbi everywhere (tutti al Centro Commerciale)

Oggi, complice la giornata uggiosa e la spesa da fare ci è toccato andare al centro commerciale.E lì non puoi scampare, perchè il parco è impraticabile causa manifestazione (che Beirut ’80 confronto a stamani pare Gardaland) e perchè in giardino c'è ancora da sistemare.E tu, donna sai cosa ti aspetta al centro commerciale: l'ambitissimo spazio gioco bimbesco.
Quando succede mi devo preparare fisicamente, perché so già che Figlio DEVE andare lì, un angusto posticino al centro dell’edificio molto bramato dai bambini, sennò sei una mamma perfida e te lo rinfaccerà in secula seculorum. E poi sinceramente non mi garba tanto, in primis perché ogni volta che ci porto i bambini torniamo a casa con qualcosa: l’ultima volta erano i pidocchi, ma ci andò anche peggio la volta della gastroenterite. E poi perchè mi tocca fare il vigilante quando ho tutti e tre i nani ensemble. Mille volte meglio il giardino o il parco.Ma tant'è, oggi tocca e quindi la affronto con lo stesso spirito entusiasta che riservo alla mammografia.
Così mentre loro salgono e scendono da una scaletta con annesso scivolo a forma di albero, io sto lì a ballonzolare tipo Mister Bean e mi guardo intorno.I bimbi saranno più o meno una quindicina, dai due agli otto anni circa. Li guardo con tenerezza e sconcerto. Perchè questi, care sìore, sono il nostro futuro, e visti certi genitori non appare roseo.
Per esempio, notavo i nomi: abbiamo Giasmìn, Boris, Maicol, Jonathan, Marikate. Non ho scritto male, è proprioMaricheìt. E poi Ruben e Devis. Mancava solo Zorro. Conto ben Tre Asia, nome che va alla grande evidentemente. Non spopola il buonsenso, dato che la BarbieMamma accanto a me (una di quelle talmente fighetuttedunpezzo che se suda si ossida) blatera & blatera con un suo clone (appena le ho viste credevo di esser io che vedevo doppio) e mormora all'altra “…e sì, ma poi io le ho detto, scusa ma la concorrenza cinese che ci sta dissanguando, ci sta spolpando….Dove la mettiamo, eh!!?"  signora e non te lo dico,che è meglio... Segue urlo feroce Godzilla Style."Aaaaaassssiiaaaaaaaaa, non mordere la sorellinaaaaaaaaaa!!!!” .Ecco, brava.Compragli che so,un panino alla porchetta all’Asia prima che ci spolpi anche gli altri infanti…E poi se anche tu dai un nome così a tua figlia e poi ti lamenti dei cinesi…ma scusa.
Poi c’è Serse, e mai nome fu più profetico: molla mazzate a destra e a manca in modalità random, tanto che ad un certo punto suo padre lo placca tipo wrestling e lo caccia dentro al carrello con poca grazia portandolo via. E almeno la guerra persiana è scongiurata.
C’è anche Mia. Caruccetta con sguardo tarantolato. Sua mamma dopo averla rincorsa tipo dieci minuti è crollata davanti al negozio di sofà …non la invidio. Lei invece ancora carica a palla ha ripreso la maratona attorno allo scivolo….beata lei, mi viene il fiatone solo a guardarla.
Poi c’è il papà di Vieniqqquà. Un tizio largo come i frigo americani dei film, quelli a doppio sportello. Diciamo che dire grosso è riduttivo, sulla panza non avrebbe sfigurato un bel cartello di carico sporgente.
Vieniqqquà perché chiama così tutti e tre i suoi bimbi, tre cicciobelli a scaletta, biondi e boccolosi come i pargoli delle pubblicità di Pitti Bimbo.La bimba, si e nò quattro anni si gira, mi vede e mi sorride. Le faccio ciao con la manina, e lei tenerissima ricambia. Tesorina. Poi si gira dal fratellino e gli assesta un tremendo calcione perché è fermo sulle scale, gridandogli “Cammina ciccione, o ti prendo a calci in culo!!”. Innocenza infantile, eh...parliamone.
E Figlio? Lui è lì che gioca e quando andiamo via mi confessa “Qui c’è tanta gente un po’ strana ma mi sono divertito lo stesso!” (Tanto è temprato,fra scuola e similia).

sabato 6 giugno 2015

2002-2015

I piccoli uomini che vanno via all'improvviso mancheranno sempre. Ma il cuore è grande e ci sarà sempre posto per te. Ciao guerriero.

venerdì 5 giugno 2015

Ciao Mamma (Ieri era il tuo compleanno)

Questi ultimi giorni l’aria è un po’ tesa perché è da poco passato il compleanno di mia mamma.
Non so perché mi sono ritrovata fra le mani dei documenti relativi alla successione. Carta e basta, per l'appunto: l'eredità che mi ha lasciato in fondo non ha prezzo. E ho sorriso con un po’ di amarezza ricordandomi...
Della morte di mia mamma l’ho saputo per telefono, trascurata in modo vergognoso da chi credevo responsabile nel prendersi cura di lei, ma che era troppo occupato a spartirsi orerie e varie intanto che era in coma lasciandola morire da sola in un letto d’ospedale. Gli stessi che, senza nemmeno un po’ di vergogna dopo la sua morte si son fatti vedere il minimo sindacale, sparendo con l'argenteria di nonna e con tutto quello che è stato possibile arraffare. E' stato un attimo, crollato il castello di balle, mandarli a Fanculandia senza ritorno.
Lo stare lontana da lei mi è pesato tantissimo, e purtroppo non sono potuta arrivare subito lì, causa problemi con la prenotazione del volo, per cui (s)fortunatamente mi sono persa:
a)Padre con Sorella al seguito che per la scelta della bara hanno dato talmente spettacolo che l’addetto delle onoranze funebri alla chiusura del feretro (loro non si sono presentati perché “son cose che fanno impressione”) mi ha detto testualmente “Lei non sembra una loro parente, a giudicare da quello che mi hanno combinato quei due. Lei sembra…è una persona seria. Ma veramente siete parenti?”
b) Padre che condotto in camera mortuaria per l’ultimo saluto ha clamorosamente sbagliato salma, piangendo e recitando la sceneggiata davanti alle spoglie di un altro defunto. Mio cugino G. ha avuto pietà e l’ha portato via prima che venisse fuori un equivoco colossale coi parenti dell’altro deceduto.
Dopo la chiusura della bara gli addetti delle pompe funebri mi informano che la funzione è stata anticipata, per cui dopo mezz’ora dall’inizio, a chiesa praticamente vuota inizia un viavai di gente stupita. A fine funzione poi ci avvisano anche che bisogna fare in fretta, perché il cimitero chiude alle 12.30 ed è per quello che la celebrazione è stata repentinamente anticipata. Carro funebre in testa con le spoglie di mamma, io e G. dietro a seguire. Dopo i primi tre sorpassi sull’asse mediano perdiamo totalmente di vista il carro funebre e nonostante il terrore di una multa colossale per eccesso di velocità quando arriviamo i cancelli del cimitero sono già chiusi, per cui la tumulazione dev’essere spostata al pomeriggio. Sì, ma la bara con mamma? E mica la posso mettere in garage….Ci propongono di tenerla per qualche ora nella cappella del cimitero.Solo che rimane aperta e non mi fido mica. Si discute un po’ e finalmente otteniamo che la tengano fino alle 15.30 all’obitorio per poi ritrovarci più tardi. L’alternativa era caricarla sul pandino e aspettare che riaprissero.E lì mi viene in mente "beh, dai potrebbe andare peggio...potrebbe piovere!" (cit.).In effetti è piovuto: nella fattispecie casini, come se diluviasse.
Alle 15.30 puntualissimi, siamo tutti lì: tutti e tre,io e due cugini. Padre e sorella, non pervenuti. Anzi, proprio dileguati. Piccolo particolare: non c’è la bara, non si sa dove l’hanno portata e nessuno ci sa dire dov’è. Forse hanno anticipato (daje cò sti anticipi!) per cui ci mettiamo in marcia verso la zona del camposanto dove ci sono le ultime sepolture. Per capirci immaginate tre allegri scalatori, mettete loro ai piedi scarpe scomode e tacchi, sul selciato ponete ghiaia e sanpietrini in quantità, aggiungete alla strada una pendenza del 70% e il fatto che in cimitero non è bello dire parolacce e maledire i geometri del Comune. Ecco, mancava solo Zorro poi eravamo al completo. Arrivati in cima scopriamo di non conoscere il tumulo assegnato, quindi dopo aver visionato decine e decine di “Ti piangiamo con dolore” con gigantografia del defunto/a su sfondo della spiaggia di S.Elia e simili (giuro) si riscende di nuovo dal custode (introvabile) per vedere dove è finita la mamma. Quante volte, mesi dopo mi son chiesta come ho fatto a fare quella discesa di corsa senza spaccarmi qualche osso in quella specie di assurdo triathlon funebre.Niente, non si trova…Stiamo per riprendere la ri-salita quando mia cugina nota un gruppo di addetti cimiteriali in quella che sembra una pausa relax, con tanto di caffè e sigaretta accanto alle uscite secondarie. Ci avviciniamo e scopriamo che stavano aspettando noi perché avevano finito prima (ancora 'sta mania dell'anticipo!!), così, spazientiti avevano già caricato il feretro in auto. Naturalmente ci dobbiamo rifare a piedi tutta la mega salita perché il loculo è proprio fra gli ultimi in cima. Almeno c’è una bella vista, mi viene da pensare, dedicandole Dear Mama di  2Pac: tu che amavi tanto la poesia sono certa che hai apprezzato.
Ho raccontato tutto 'sto teatrino a Nadia, che ha riso molto e mi ha detto che devo scrivere quello che mi succede per mandarlo ad un regista bravo. Io le ho risposto che certe cose pure se vere, sembrano troppo surreali.

Mesi dopo ho visto “Grande, Grosso e Verdone” e lì allibita ho avuto l’illuminazione: registi e sceneggiatori (purtroppo) non si inventano nulla: se un film può sembrarti paradossale, certe cose della vita lo sono molto di più.

giovedì 4 giugno 2015

Houston, abbiamo un problema...

Mando email per problema tecnico alla (super strombazzata) società con cui abbiamo l’abbonamento alla pay-tv.
Risposta alla mia missiva elettronica, ve la traduco come l’ho capita.
“Gent.le Cliente,
se il reset elettronico non risolve il suo problema…perché prima di smitragliarci i maroni, ha fatto un reset elettronico, vero?! Dicevamo, se non ha fatto tutte le cose ovvie che si fanno in questo caso e che Voi dovete intuire chiamate il servizio tecnico live.Sì quel simpatico omino che l’ultima volta ha montato le batterie al contrario del telecomando e si chiedeva perché non funzionava.Eeeehh, vabbèh non è che uno può essere esperto di tuttotuttotutto…è qualificatissimo: infatti le barzellette come le racconta lui nessuno mai.
Se poi siete taccagni e non volete l’aiuto tecnico live, prendete il cavo di alimentazione e staccatelo dalla corrente.Aspettate qualche secondo e verificate se ancora vedete il canale che NON avete richiesto.
Se il problema persiste ancora fatevi un caffè eseguendo la seguente procedura:
mantenere premuti i tasti GUIDA, RISOLUZIONE, AUDIO E VATTELAPESCA.Contemporaneamente, senza lasciare i tasti staccate e reinserite la corrente. Se non avete mani sufficienti cacchi vostri.Premete ora tutti i tasti del decoder.
A questo punto potete eseguire il test delle frequenze per la verifica della ricezione corretta: per i valori da 0 a 5 e NO LOCK attaccarsi al tram in corsa, per il resto invece come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribài con cofandina? Come antifurto, per esempio. Pàstene soppaltate secondo l'articolo 12, abbia pazienza, sennò posterdati, per due, e anche un pochino fuochi fatui.
Per ulteriori informazioni le suggeriamo di consultare la sezione Assistenza e Supporto tecnico.
Un cordiale saluto.
Un cordiale, sì si faccia un cordiale o un grappino se preferisce. Poi si arrangi, che noi abbiamo da lavorare.
L’assistenza tecnica della pay-tv”
……………
Voglio scappare in Patagonia.

Giuro.

mercoledì 3 giugno 2015

Caro Nonno (ovvero : Cinema Amore Mio)

Questa è una dedica al Cinema.
Quel cinema che un nonno, mio nonno, tanto tempo fa mi insegnò ad amare. 

“Caro Nonno Vanni, 
Ieri ho saputo che l’ennesimo cinemino di zona chiuderà i battenti.
Il cinema, di quelli di una volta. La sala cinematografica anzi:le salette buie per i sognatori che Tornatore celebrò nel suo Nuovo Cinema Paradiso. 
La notizia non fa scalpore da prima pagina ma per me, anzi per noi è stato come assistere in moviola all’alta marea dei ricordi: io credevo di aver dimenticato.Invece loro erano lì, in attesa di essere riscoperti, come certi vecchi film "oldies but goldies". 
E solo tu, il mio amato nonno cinepasionario, puoi capire la saudade da cinematografo che provo.
Il Nonno che mi ha guidato per mano al grande cinema, quello vero. Che ci ha portato fin da piccine, io e Ale al cinemino dei salesiani con cui collaboravi e in cui abbiamo visto di tutto,da Delitto al ristorante cinese fino a Gandhi. 
Il Nonno cinefilo incallito e le sue nipoti,i 3 folli per la pellicola che avevano istituito la canonica “Domenica Al Cinema.Chi ci ama ci segua”. Infatti la finivamo solo noi. Primo spettacolo, ore 16.30.Presenti!Tanto il biglietto era sempre 3.000 lire, 5000 solo se era una prima visione assoluta. 
Il mio nonno divoratore di film: criticavi ferocemente un certo cinema italiano (detestavi i Taviani, li trovavi spocchiosi).
Adoravi Sean Connery pure se leggeva la guida del telefono.
L’unico che ha apprezzato I cancelli del Cielo di Michael Cimino, che tutti stroncarono. 
Capace di prendere i piedi ed andar via davanti ad un applaudito film di Mauro Bolognini che ci avevano consigliato (“Non è degno nemmeno di essere proiettato in un casìno!”). 
Che aveva indovinato, pure se con riserva,il Tarantino di  Pulp Fiction.
Che azzeccava l’assegnazione degli Oscar mesi prima.
Con te abbiamo affrontato alla pugna prime, seconde e terzultime visioni, dalla ciofeca d’autore al pluripremiato Oscar. 
Ma era tanto tempo fa,troppo. E mi sono chiesta perchè,con il tempo 
ho preferito la solitaria sala di casa mia con annesso abbonamento alla pay tv-Cinema.
Risposta semplice: ora non c’è più il cinema, come noi lo conoscevamo, kaput, defunto.
Perchè ora c'è iil Multisòla, come lo chiamo io, che mi ha visto per la prima volta nel  2002, mi pare. Per Spiderman di Sam Raimi. 
Un complesso che accosta film fra i più svariati è un meccanismo ostico in cui non ti ci saresti raccapezzato manco tu, che comunque hai sempre amato le novità. 
Quando andavamo noi al cinema non si cercava su Internet: aprivi il quotidiano locale, cercavi e commentavamo,questo sì, questo è troppo impegnato, massì quest’altro….e c’era il confronto, la scelta. Gustavi un film scegliendolo già dal titolo. 
Ma il problema non è l'imbarazzo della scelta.

Coda per il biglietto: le comparse di Griffith in Nascita di una Nazione.”Ha prenotato su Internet?” mi fa truce la cassiera-impiegata. Sà,pensavo ignorantemente di venir qui e comprare il biglietto direttamente…no?!...Sguardi sinistri di disapprovazione.Vuole una poltrona in particolare?Nononnò, normale va benissimo…E la fiumana ti scalpita dietro. Ci stai impiegando troppo… Coda pure per i canonici snacks da cinema.Pop corn?Sacchetto?Quale sacchetto?Qui c’è il contenitore. Misure molto contenute: lavandino, vasca da bagno per arrivare al formato condominiale stile piscina di Hugh Hefner. Paghi e in omaggio col conto hai un malore perchè ti sei giocata mezzo mutuo.
Gli amanti del multisòla non sapranno mai che certi cinema  erano in grado di temprare chiunque. E noi lo sappiamo bene, perché tu, io ed Ale abbiamo affrontato la Mission Impossible delle sale di proiezione. 
Al Capitol si incappava nel fenomeno simpatico che il proiettato non partisse in sincrono con l’audio. La quale cosa restituiva un simpatico effetto esilarante degno di una telenovela brasileira del Trio.
Ricordi quando mi raccontavi di quando andavi tu al cinema da ragazzo con la nonna? Che mi parlasti del famoso cinema Fiamma. Due sale eh, mica roba da poco! Quando ci siamo andati insieme avevano già cambiato il nome: una sala grande di sopra, e l’altra più piccola che proiettava quelli in lingua originale o le chicche d’autore, talmente sfigata che era ricavata tipo dai parcheggi sotterranei. 
Umida e buia, che puzzava di cantina dismessa, e mancavano solo i prosciutti appesi a stagionare e le bottiglie di lambrusco. La sala dove se sei tappa come me non hai speranza di vedere nada de nada. Oppure se ti trovavi nella poltroncina (mitica!) con davanti il pilastro grosso delle fondamenta ed eri panata, perché sapevi di aver pagato per non vedere una cippa. Se ti andava di lusso avevi il manzo alto tre metri davanti e addio alla visione.
Nella sala più grande abbiamo visto una memorabile edizione di Arancia Meccanica. Dove ho dovuto mentire (orrore!) perché era vietato ai minori di 18 anni ed io ne avevo “solo” 17.Anche lì, il grande Ludovico Van fu messo alla prova da audio gracchiante. 
Un paragrafo a parte bisogna dedicarlo ai sedili: quasi ovunque trucidi al massimo.Puro legno, seduta e schienale per fachiri.Ma anche quelli messi un po’ meglio non ti davano scampo: ricordo un’indimenticabile visione di “Balla coi Lupi” all’Odeon,siamo usciti da li con la sensazione di aver lasciato due terzi delle chiappe sulla seduta.
E nonostante tutto era bello andare al cinema, non c’è un ricordo di un film uguale all’altro. Noi, incalliti  della pellicola mai avremmo immaginato il digitale e tutte le baracche tecnologiche allegate l’esperienza del film da vedere, che doveva essere stile survivor game.

Ma tutto si trasforma,perchè è nella natura stessa delle cose. 
Il nostro amato, quello a due passi da casa tua ora è un supermercato. Neanche tu saresti mai entrato lì, forse per rispetto a quel posto bistrattato ma che ci aveva regalato pellicola ed emozioni. 
Che ricordi…altro che prenotazioni via internet. Ricordi quando era all’ingresso che si scopriva se un film “tirava“? Ghostbusters, Il nome della rosa, Full Metal Jacket….. E Senti chi parla, dove abbiamo guardato tutto il film seduti sugli scalini perché il cinema era talmente PIENO da non respirare? 
O quando volevamo vedere la Famiglia Addams, ma scoprendo che la coda iniziava già dallo scalone d’ingresso ripiegammo su Shattered alla "cantina" per poi scoprire anni dopo che senza quel inconveniente non avremmo mai scoperto una chicca di thriller impareggiabile? 
E il silenzio degli innocenti, dove Ale ha passato cinque minuti ad artigliarmi il braccio convinta che fossi il bracciolo della poltrona, una tensione da tagliare col coltello pure con un audio era indecente? 
I dibattiti che partivano dopo il film, poi: quelli non li ho mai dimenticati.Tre-Merenghetti-Tre! 
Non so, è come se tutto alla fine stia svanendo in una sorta di viale del tramonto, come se le sale siano andate in pensione anticipata e mò facciano gli esodati alla Fornero: sono lì, non puoi ignorarli ma non riescono a soppiantarli perché non sanno bene dove e come collocarli. 
Forse solo nei nostri ricordi di cinefili incalliti, che continueranno a snobbare la perfezione del super-dolby-turbo-surround  di massa in favore del cinemino sgarrupato.
Grazie Nonno, per avermi regalato un inossidabile amore per il Cinema. 
Un abbraccio enorme, ovunque tu sia. 
La tua Cris

Care insegnanti (momento di riflessione)

Cara maestra, cara insegnante, 
ci ho pensato tante volte prima di scrivere questa lettera, perchè ci sono state troppe cose non dette, cose che sono importanti.E pesanti. E perchè le parole possono essere piume o pietre, e dovresti saperlo bene.
Ma ora credo sia il momento di dire la mia, pure se oggi c’ho i neuroni e i congiuntivi in sciopero. 

Cara maestra che pensi di valere troppo per andartene in pensione pur potendolo fare, e arranchi senza riuscire a star dietro al mondo che cambia, quando affermi “ho un carico pazzesco di lavoro, le colleghe non collaborano, non mi danno compresenze” forse hai bisogno di fermarti a pensare un attimo e guardarti bene intorno. Ti sei mai chiesta quante delle tue colleghe siano precarie, magari proprio quella con cui stai gomito a gomito in mensa, quella che si macina km. fra treno e auto, a cui genitori allucinanti fanno richieste assurde ma che cerca sempre di aiutare tutti? L’hai mai notata quella accanto a te, che fa la supplente o il sostegno e non si è lamentata tutto l’anno? Si è fatta un mazzo pazzesco a riunioni, consigli e comizi ancora un po’…Vive a 80 Km. da qui e se lo fa è perché ci crede, nel suo mestiere-barra-missione. Però la capisco se poi gettala spugna per la disperazione di sentirsi ogni giorno un pò di più un Don Chisciotte contro i mulini a vento. 
Cara maestra sempre sull'orlo di una crisi di nervi scolastica, fai un favore a tutta la categoria: tu che puoi, ma vai, vai in pensione o dove ti pare e lascia il posto a chi vuole realmente insegnare. Hai sempre da ridire su tutto, mai una critica costruttiva e poi ti arrabbi quando scopri che ti chiamano Orchite Selvaggia. Se una se le cerca...
Care (diminutivo di Carogne) Maestre Riunite della classe di Figlio, avrei giusto due o tre rospi da sputare con voi.
Cara MaestraSòFiga, che ti sei lamentata da inizio anno che “ti hanno messo per forza tre extracomunitari da italianizzare” ti manda tanti saluti tuo zio. Quello che è emigrato in America anni or sono, dove ha cercato disperatamente di inserirsi sentendosi molto spesso uno straniero in terra straniera, nonostante mandasse i suoi figli a scuola e lavorasse come un dannato. Quello che potrebbe insegnarti molto dalla sua esperienza diretta, pure se ha la terza elementare e tu con tutta la tua roboante specializzazione (ma che per tua stessa ammissione "non utilizzata perchè non ho mai esercitato") ancora non hai realizzato che erudizione non è sinonimo di cultura. 
Cara Maestra Pitbull, che mi dici che io “non so cosa vuol dire far questo lavoro, ci sono sempre bambini difficili” perché non provi a pensare che magari non è il lavoro che fa per te? 
Che il vostro sia un lavoro malpagato, difficile e  che ti fa invecchiare precocemente me lo fai sempre notare, anzi pesare. Però hai provato a osservare oltre il prato della scuola di fighenzia, ti sei mai guardata intorno? Quando mi dite che avete i vostri motivi per lamentarvi, che gestire classi “ai tempi d’oggi” equivale a farsi ascoltare da una gang del Bronx, che vi pagano un tozzo di pane a confronto del mazzo che vi fate, che la scuola italiana versa in condizioni da eutanasia, ecco io volevo dirvi che avete ragione. Ma detto da voi assume un tono ridicolo, come i ministri italioti che dicono "stiamo uscendo dalla crisi"..
Il vostro problema è che non riuscite a vedere oltre: fare altri mestieri secondo voi è semplice? Io non conosco il tuo lavoro, ma tu hai mai provato ad immaginarne qualche altro tipo?
Cara maestra, so che il tuo lavoro è utilissimo e difficile. Proprio per questo la vogliamo trovare una maniera di metterci d’accordo senza scannarci? 
Perché ai colloqui mi sento dire “lei lavora troppo,forse non segue a sufficienza il bambino”, con il tono di spocchia che riservi alla colf quando trovi un'impronta sul vetro? Forse perché non hai mai provato cosa vuol dire chiedere il part-time per motivi di famiglia e sentirtelo respingere per motivi produttivi? Oppure perché non sai cosa vuol dire lavorare ad Agosto? Non riesco a capire: quando mi parli delle classi difficili da gestire sappi che tu lo fai per 9 mesi scarsi l’anno, poi ti fai la tua brava estate di vacanza, 3 mesi pagata.Sta ceppa, scusami eh! Chi fa un altro mestiere no, anzi in quei mesi deve pregare Louise Veronica Ciccone che i nonni/ baby sitter/familiari vari godano di una salute di ferro.Sennò sei panata e per il periodo che tu sei  col bibitone in spiaggia sbragata sul lettino io sono nella melma coi piccoli. 
Care insegnanti, il rischio che correte è quello di chiudervi nel vostro piccolo reame per colpa della vostra presunzione,e sappiatelo: mi fate parecchio pena. Perchè l’insegnamento, quello vero, so che è un’altra cosa, e ho le prove.
Caro insegnante, anzi ex-insegnante del liceo, sono una sua ex alunna, quella che le ha mandato una mail per ringraziarla. Per me è stata l'occasione di ricordare i tempi della scuola e quel professore dai capelli bianchi che, pure se solo all'apparenza, sembrava burbero e un po' arrabbiato appena entrava in classe. Ho sempre ricordato con piacere quel "prof." con una visione del mondo e delle cose controcorrente, che arrivava in classe con i quotidiani ed i classici della letteratura sotto il braccio, e insieme alla sua materia cercava di insegnarci un po' di vita. Ripenso con un sorriso ad alcune sue lezioni quando, a noi diciassettenni un po' punk con la collera in tasca che volevamo "fare le rivoluzioni col permesso dei carabinieri" (cit.) provava, magari prendendo spunto da una notizia a farci riflettere e ci spronava a non lasciare che qualcuno lo facesse per noi. Ricordo bene quello spirito un po’ contromano, quei discorsi che ci faceva per "risvegliarci". Quell'insegnamento non è caduto nel nulla: l'ho conservato e fatto mio durante questi anni e spero di trasmetterlo a figli e nipoti. Le ho scritto per ringraziarla, e non credevo mi arrivasse una risposta. L’ho conservata perché era troppo bella per cancellarla, e perché mi fa ricordare che grande lavoro fa DAVVERO un insegnante, con l’anima e col cuore, chi si è rimboccato le maniche anche davanti a scuole a pezzi, alunni teppisti, burocrazia all'ordine del giorno e colleghi che sanno solo fare scenografia. Per lei e per tutti gli altri come lei, che hanno amato e  amano il loro lavoro, fieri di essere chi porterà per mano gli adulti del domani, che sanno cogliere quelle sottili differenze nei loro alunni perchè non gli sono mai piaciuti i bambini tutti uguali, formato A4. Ogni tanto me la rileggo, e un pò dell'amaro che porto dentro passa.

“Grazie delle belle parole! Sono le parole (o i sentimenti, o i ricordi ) che ci fanno sentire vivi anche quando si comincia a declinare, specialmente quando ci si volta indietro ogni sera per vedere se dei nostri passi è rimasta qualche orma. Grazie ancora. Mi ha fatto un grande regalo. Le auguro una vita serena e dolce. Professor P." 

martedì 2 giugno 2015

Facciamo testamento (col cornetto rosso in mano)

Causa chioma imbizzarrita abbiamo fatto una spedizione tricologica da Dom, il nostro nuovo parrucchiere.
Da qualche mese è diventato il il coiffeur di casa Cris B. : bravo, modesto, alla moda ma non troppo ed è pure il sosia non ufficiale di Marco Mengoni. Dom però è meno legnoso ma soprattutto NON canta.
E’ simpatico, allegro e frizzante come solo un poco più che ventenne può essere. Parlando della situazione di un nostro amico comune mollato su due piedi dalla sua dolce metà, la finiamo non si capisce perché a parlare della signora con la falce. Sì insomma, della Morte.Tutto ciò di cui non parleresti mai col tuo parrucchiere praticamente.Ci racconta che convive col terrore di morire, una confessione spiazzante a metà strada fra il tenero e il telefonato.Lo so, è una cosa dovuta anche alla mia età, dice: uno si deve mettere prima o poi  queste domande, anche se sono giovane.Tanto lei non guarda all’età, conclude trucemente. Glom.
Dai retta a chi ha il doppio dei tuoi anni, mio caro: prendila bassa, si dice. Magari se ci ridi su riesci a dare alla cosa la dimensione che merita all'interno della tua vita. Però caro il mio giuovine Dom ,ti prego: ridimensiona un pò.
E così, un po’ per tirarlo su gli metto il carico da undici alla mia maniera. Io per esempio ho già fatto testamento, gli pianto là.
Mi guarda stranito.Sì, davvero: forse per scaramanzia, sicuramente perchè da tempo sono in ballo per quel che consegue eredità e affini dopo la morte di mia madre.Oppure sarà l’acqua, sarà il caffè…Vabbèh la faccio breve. Alùr, due punti e a capo.
Illustro: in primis, chiedo ai congiunti se è possibile cremarmi. Sì, lo so che costa un botto e di più. Se potete, specifico. In tal caso non vi passi manco per l’anticamera del cranio di mettere le ceneri sul camino, non voglio che finisca così . Sennò cercate la soluzione meno costosa: una cassa in cartone va benissimo, così ecologica e cool.Tanto se devo finire a concimare i crisantemi non serve star lì a dissertare se sia meglio mogano o palissandro. Gradirei essere nel mio ultimo giro di valzer con le mie adorate Brooks a punta e col vestito da sera nero, quello vintage. Schiattata, sì, ma con stile. 
Per i presenti outfit libero, niente dress code. Insomma, vestitevi pure come ceppa volete, nero o non nero, ma evitatemi l’effetto “video di Back to black” per favore: al massimo posso accettare che le signore sfoggino la cofana a là Amy Winehouse. Sulla lapide evitate la foto, tanto esco sempre una ciofeca, metteteci su un’immagine di Arale o Sailor Moon, Vampira sarebbe il massimo. Parenti teste di minchia astenersi, please: se vi stavo sulle palle da viva, che ci fate mò che son dipartita? Quindi, àndale: mettetemi un bel buttafuori  con la lista d’ordinanza a selezionare fuori dalla camera ardente.Altro capitolo, la musica di sottofondo che sarà tassativamente l’Ave Maria cantata da Tarja Turunen oppure la versione di Chris Connell. Male andando Born to be wild, ma nella versione dei Cult.
Finito s’interru vorrei un bel brindisi alla memoria: vino, birra o mirto poco importa, basta che vi organizziate con uno astemio per il ritorno, sennò se vi fermano poi son dolori e spiegaglielo alla municipale davanti all’etilometro che torni da un funerale… 
Non ho praticamente una mazza, ma comunque fumetti e dischi vanno tutti al mio unicogenito Figlio. Fanne ciò che credi, basta che non te li fumi. Nipote Grande avrà l’onore di ereditare i miei Doc Martens. Ah, il mio chiodo da motociclista è tuo, adesso. 
E per finire: vi prego cercate di non piangere, sennò mi incazzo!! 
Dom mi guarda stranito. All’improvviso ride e sembra che non riesca più a smettere. Meno male, dai. 
Se entri nel tunnel e non riesci a uscirne, prova ad arredarlo: se hai una paranoia insomma, cerca di renderla almeno ironica. Tiziano Terzani diceva "ogni giorno, fatti una bella risata" e mica per niente: riderci sopra alla fine è come togliere via la polvere dai nostri sogni e progetti futuri. Se riesci a farlo con le tue paure più grandi sarà come sentirsi immortali per un minuto. 
(Ecco, se adesso state toccando ferro o facendo i cornini vi perdono :D ).