giovedì 27 agosto 2015

In itinere (Pendolarismi & c.)

"Long road to ruin" cantavano i Foo Fighters…Nei miei funambolici lavori di precariato totaleglobbbale mi è toccato (e mi toccherà ancora) fare la pendolare, come purtroppo è diventato uso e costume in questi ultimi anni.
Infatti non si capisce perché  se abiti a Mantova le agenzie del lavoro ti offrono delle stupende opportunità lavorative a Comacchio oppure a Torino. Una volta mi arrivò un’offerta per Castiglione Cosentino (mai sentita fino ad allora). 
Allora per disperazione facevo così: quando il chilometraggio non era superiore ai 50 Km. accettavo. E’ stato così per tanto tempo, a parte una parentesi di qualche anno quando il lavoro, quello che davvero mi piaceva, lo avevo a 10 minuti da casa. Per un pochino ho provato quell’ebbrezza, e mi considero fortunata perché in tanti non l’hanno mai sperimentato. 
Anzi, nel mio pendolarismo mi ritengo stra-fortunata, perchè non ho mai usato il treno per lavoro (aiutatemi a dire Trenitalia due palle, che una basta e avanza).
Ho potuto comunque saggiare ben bene i problemi dei lavoratori itineranti tanto da stilare la top-ten delle bercerie che ti possono capitare in locomozione verso il lavoro. 
Ora immaginate la voce di che sò, Pizza di Tutto Esaurito che vi legge questo: 
“Numero dieci, amicciiiiiiii: il navigatore che vi fa perdere!"
Il nostro , ossia la diavoleria dataci in dotazione come regalo da mio cognato è un utilissimo Tom Tom, che (giuro) ha la voce di Marco Ranzani. L’ha messa su TurboBitMauro, amico di Marito. Per farvi capire il tipo sul suo TomTom ha la signorina seccsssi che parla in dialetto bresciano…ho detto tutto.Peccato che non si capisca per quale problema tecnico o congiunzione astrale il percorso visualizzato a monitor non va in sincrono con la voce registrata, causando non pochi inconvenienti tipo imboccare una strada dove c’è inequivocabilmente un muretto oppure, come cronaca racconta, insistere a berciare che eravamo arrivati a destinazione (nella fattispecie la sede di lavoro che avevo impostato) indicando come traguardo il centro di un campo di mais. Oppure costringermi in pieno paese a fermare un attonito vecchietto per chiedergli la via tal dei tali dove avevo un colloquio, perché il navigatore solitario mi aveva fatto girare attorno alla rotonda tre volte.
"Numerooooo noveeeeeeee…La pattuglietta di Caramba-barra-Vigili-barra-Polizia."
Tu donna, che in sella alla tua fiestina di terza mano, con la caccoletta nell’angolo dell’occhio, il capello alla Medusa nella tua tutona Adidas (che trasuda sensualità come Rosy Bindi) mentre ti rechi al lavoro ciò che ti aspetti di trovare sono panorami mozzafiato e strade sgombre…NO.Ma proprio no. Ecco che l’amico poliziotto ti aspetta, ti invita con la sua paletta (citazione degli Elii) ad accostare bordo strada. E non sia mai che trovi due gentili servitori della legge alla Lorenzo Ciompi, per dire…eh. Macchè, ci sarà una stupenda pattuglia con set completo di mitraglietta, giubbottone antitutto e sguardo trucido nervoso. Inizio a sudare e a ripetere il mantra “allora la patente celllò, il bollo boh, il libretto…andrà bene quello di Star Wars di Figlio? Ma se vedono quante cartine ci sono del Kinder Bueno di Sophia mica mi arrestano per spaccio?” Così sfodero la mia miglior performance di Mammainritardocosmico riuscendo nel mio intento. Arrivare in ritardo al lavoro, appunto. 
"Numerooooo oooottttooooooo: il trattore apripista ".
Ora, peggio per me che accetto certi incarichi, laggiù dove ci son più campi coltivati che anime vive. Perché è sicuro che ogni tre per due avrò davanti il trattore con rimorchio.Questo automezzo è dotato di due cose fondamentali: ùmarell alla guida in modalità zen (tradotto 30 Km. all'ora) e un mezzo capace di occupare una carreggiata e mezzo. Per cui se ne hai uno davanti, inizia a pregare, perchè non hai speranza di sorpassarlo a meno che non vuoi provare l’ebbrezza di un frontale live.E se poi hai dietro di te l’omuncolo impaziente di macchinone dotato, è fatta: con la sinfonia di strombazzi e frastimi ci puoi comporre la sedicesima di Ludovico Van. Oppure fai come me: accosti alla prima piazzola e dormi. 
(To be continued...) 

sabato 22 agosto 2015

A proposito di compleanni...


Mi sono fatta un regalo di compleanno e sono andata a tagliare i capelli. Un bel taglio netto e corto, per provare a cambiare almeno un pò.
“Domani sono quarantacinque” ho detto davanti allo specchio dalla parrucchiera.
Lei ha sorriso in silenzio.Quarantacinque compleanni. Maròn.
"Ti senti cambiata?" mi chiede. Uhmm..non lo so.
A 45 sono sempre la solita, non so stare zitta manco se mi annodano le corde vocali, cosa che alle volte mi procura qualche problema con la diplomazia. Come quella volta ad otto anni con la mia maestra che non voleva una bambina con la Sindrome di Down in classe,quando gli ho dato pubblicamente della cretina. Ancora adesso trovo di aver fatto la cosa giusta, considerato che aveva dato della bambina deficiente alla mia compagna di banco. Lei, L. mi ha insegnato che la diversità esiste ma non è mai un ostacolo, così come tante persone al mondo hanno gli occhi a mandorla.
E se a 45 anni non ho fatto mai carriera forse è anche per quello.
A 45 continuo a fare dieci cose contemporaneamente come quando ero piccola, quando mi volevano mettere la maestra di sostegno perché questa smania di fare tante cose assieme le preoccupava e pensavano avessi qualcosa che non andava. Erano le maestre a non andare, ma lo capii solo molto tempo dopo. A 45 anni quell'episodio mi ha insegnato che bisogna sempre guardarsi dentro, e poi guardare gli altri. Mai il contrario.
A diciannove anni ruppi con le mie migliori amiche di allora, anche perché ho sempre creduto che l’allegria non debba mai venire da qualcosa di artefatto. In tutti i sensi. Ho imparato molto presto a star lontana dalle euforie chimiche degli anni 80/90, forse perché il paesaggio urbano intorno a me, incastrata fra due quartieri popolari e popolosi, mi aveva mostrato l’altra faccia dello sballo che somigliava drammaticamente ai primi film di Romero. E a 45 la penso ancora allo stesso modo. Perchè la coerenza comincia quando applichi ciò che predichi, sopratutto ora che Nipoti & Figlio crescono e che hanno bisogno più di esempi che di parole.
A 45 anni ho imparato che nella vita quando hai una grandissima certezza arriverà un uragano emotivo che metterà tutto in discussione. Infatti a trentuno anni mi sono sposata, ho fatto le valigie e sono andata a vivere con Marito a 1000 Km di distanza, cambiando in un sol botto casa, amici, lavoro, città e clima. Ancora adesso è stata la cosa più saggia che abbiamo mai fatto insieme. E a 45 mi sento orgogliosa quando pronuncio la frase “la nostra famiglia”. Imperfetti, diversi, ma uniti.
A trentatrè credevo che far parte di una grande azienda mi facesse sentire una gran lavoratrice, un tassello di qualcosa di grande, e contemporaneamente ho constatato che se lavori con questa fissa presto o tardi realizzi che sei un minuscolo granello nella grande spiaggia nel grafico degli utili. E sempre sarai qualcosa di sacrificabile sull’altare dell’estremo profitto di una multinazionale, poco importa il mazzo che ti sei fatta tu e tanti altri.
E impari anche duramente cosa vuol dire “delocalizzazione”.
A quaranta ho scelto di reinventarmi cambiando di nuovo lavoro perché una madre lavoratrice, per tante aziende operanti in Italia è come una vergine che batte il marciapiede.
Alla fine arrivata a 45 penso che reinventarsi senza svendersi, giorno per giorno e per poter conciliare famiglia e gli affetti, compatibilmente con “la grisi” sia la chiave di (s)volta.
Ho dovuto compiere 45 anni per prendere la saggia decisione di decimare dai miei affetti parte della mia famiglia d’origine. Casata diversa la mia, riassumibile nel concetto “cavatela da sola, fai quello che ti pare ma soprattutto non mettere in imbarazzo il buon nome della famiglia”. Padre assente nella forma, ho avuto la fortuna di un crocchio di nonni favolosi.
Perchè ci sono cose perdonabili e altre no, e i vampiri emotivi sono ciò di cui non ho bisogno. Dovevo farlo già da molto, ma come si dice, ogni cosa a suo tempo. Ho tenuto gli affetti, quelli veri: il resto era solo zavorra da tanto tempo.
Ed eccomi qui, a 45 che ho tagliato i capelli corti. Sono cambiata?Senza dubbio sì.
Perchè ho capito che il mondo siamo noi e c’è un universo intero dentro ognuna, e se il mondo sorride è perchè tu sorridi. Se sei sempre incazzata a prescindere con tutto e tutti, e dai sempre le colpe a qualcun altro e qualcos’altro senza mai dire "posso cominciare a partire da me" piangerai sempre sulle macerie di quello che volevi costruire.
45 compiuti e mi guardo: non vedo nulla di tutto ciò che ero vent’anni fa.
Ma ho 45 motivi per essere felice, nel bene e nel male. E li vado a festeggiare: Nanni, pur se discutibile, su quello aveva ragione.