martedì 24 novembre 2015

Ikea, istruzioni per l’uso. (Gita antropologico-culturale)

Pare che dovrò affrontare l'ennesimo pellegrinaggio all'Ikea, e stavolta perchè davvero ci serve qualcosa.
Premesso che:
1) le multinazionali tutte, in genere mi stanno un po’ sulle balìn.
2) detesto le loro polpette a causa del mistero degli ingredienti.
3) il caffè Utz  (criptico nome adatto più ad una mummia di 5.000 anni che non a una bevanda) mi fa uno strano effetto alla pancia.
Detto ciò e nonostante tutto andare all’Ikea mi rilassa. Ma per far sì che accada il segreto è tener presente alcune regole fondamentali. 
La prima: MAI andare senza un motivo specifico. Infatti l’ambiente circostante unito alle sostanze lisergiche diffuse nell'aria dà vita ad una serie di fenomeni, primo fra tutti l’acquisto compulsivo di candele. Io e Marito, agli albori della nostra vita di sposini ne abbiamo acquistate davvero tante, che manco la fornitura annuale per la basilica di San Pietro (o
 per i non credenti, da poterci illuminare a giorno lo stadio Meazza).
La seconda: il bisogno ossessivo di prendere matitine omaggio con cui si segnano gli acquisti,che i perfidi creativi dell’ikea disseminano ovunque in negozio, perfino in bagno. Le quali ti perseguiteranno in secula seculorum infilandosi in ogni borsa/zaino/pochette/auto e qualche volta anche fra i calzini. Ho le prove,dopo il secondo trasloco ne abbiamo contato tipo una trentina. 
La terza: a meno che non si debba comprare qualcosa di veramente ingombrante, evitare come la peste il carrello, sul quale si accumuleranno cose totalmente inutili come il taglia-mela (mai più senza), collezioni 4 stagioni di cucchiarelle scompagnate dai colori fluo (gli svedesi sono evidentemente daltonici) o l’ennesimo tappetino per il bagno, che verrà convertito in grattatoio per i gatti dopo il primo utilizzo. Soprattutto i tappeti, una volta stesi, sono soggetti a fenomeni paranormali ossia causano volteggi a rischio cascatone con le loro estremità. Questo perché tu, donna diffidente non hai voluto comprare insieme a Persisk Kelim Gashgai (un tappeto, ma potrebbe essere il nuovo ambasciatore persiano) l’utilissima rete per bloccare il tappeto a terra (“Macché rete, mica vado ad acchiappar farfalle!”), per cui chiunque entri in sala si trasforma in Nadia Comaneci. 
Il quarto e ultimo fenomeno (sicuramente generato dai poltergeist dei cavalli tritati finiti nelle polpette) è la sindrome da acquisto incurante della realtà. Il padre di famiglia infatti,preso da amnesia improvvisa si dimenticherà di possedere un’utilitaria e non un tir, ritrovandosi nel parcheggio ad imprecare in compagnia di sei pacchi lunghi e grandi come la misericordia. Tutto ciò costringerà ad acquistare lì a caro prezzo il simpatico kit per mettere le barre sul tetto dell’automezzo e poter issare quelle specie di menhir da 80 kg. cadauno sul tetto della Punto (momento deja-vù). Imperturbabili,si farà ritorno a casa con un tavellone che manco Serhij Bubka,e che darà all’auto quella bella verve tamarra da assetto ribassato causa peso.La variante (un filo peggio) è trasformarsi in un appassionato di Tetris, incastrando i pacchi pressoché ovunque cosicché l'allegro conduttore si ritroverà a guidare alla cieca perché sì è riuscito ad infilare chissà come tutto in auto, ma non si vede più un tubo.Senza contare che per un attimo non trova più il figlio, incastrato com'è fra un pezzo di Josef e Atran (mobile e mobiletto con serratura). 
Un’amica mi raccontò che una volta, presa dall'entusiasmo di aver trovato una libreria Billy già montata all'angolo occasioni, dovette inserirla intera al posto del passeggero.Il suo compagno viaggiò fino a casa dentro l’armadio stesso, con quel bell'effetto tipo cassa da morto.
Last but not least occorre tener presente SEMPRE una cosa fondamentale: tutto ciò che vedi non è vero e rifarlo a casa sarà impossibile (Segue risata malefica e suoni da film horror). Ma in fondo non significa nulla per  noi donnine di oggi, pur sapendo che è tutto finto sarà comunque piacevole allo sguardo: in fondo le bagnine di Baywatch c’hanno campato per anni su questo concetto.  
Però quando serve un’idea, un qualcosa da poter adattare lei c’è,e lì Ikea si rende davvero utile. Soprattutto per gli allucinati come la sottoscritta e consorte, costantemente alla ricerca di oggetti da poter modificare. Infatti dalla nostra prima entrata all'Ikea Marito si è progressivamente trasformato nel suo alter-ego, alias Mr.Ryan Friedlinghaus-del-truciolare-nobilitato generando il fenomeno del Pimp My Ride della mobilia. 
Devo dire con ottimi risultati: non so come abbia fatto a far delle sedie dai vassoi girevoli, però è da dieci anni che i nostri sederotti ci si accomodano sopra con gioia.E ci reggono pure! 

Vado a sniffare candele, adieu.

1 commento:

  1. Personalmente all'Ikea ci sono andata una sola volta nella vita, vuoi anche perchè il negozio è molto lontano e tutto l'eventuale risparmio lo perdiamo per strada. Ricordo solo che avevo riso un quarto d'ora nello scoprire che gli svedesi davano nomi propri alla mobilia..."Mmmmm...come ci dormo bene sul mio Olstrom!" e che magari uno sulle prime si guarda pure in giro per vedere se c'è qualcuno che non avesse visto, come il "classico" amante dentro l'armadio. Poi, invece, ti rendi conto che il tuo interlocutore/trice ti sta decandando le lodi del nuovo materasso comprato all'Ikea. E dire che quando sono stata in Svezia non ho visto un Ikea a Stoccolma! Per me è solo un "prodotto d'esportazione" tanto per far dannare l'anima con le istruzioni (in svedese dialettale della parte meridionale di Stoccolma) e con la ben nota vite mancante che ti manda all'aria il montaggio del mobiletto.

    Your Sistah♥

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