lunedì 30 novembre 2015

Pensieri & faldoni.

Operazione riordino faldoni,che attendevano lì da mesi e mesi,che poi sono diventati un anno e poi due.
E ci sarebbero pure rimasti lì a far la muffa, non fosse altro che mi serviva spazio per quelli nuovi.
Guardo quei fogli e vedo le parole 'fine di un un incubo'.
E, in contemporanea il nostro primo ingresso in un' aula di tribunale. 
Ci tengo a precisare non ho rapinato banche né mi sono unita alle Femen: semplicemente dovevo chiudere una querela fatta ai miei ex vicini nel 2011 (sì, la data è esatta.Non aggiungo nulla perché ‘sta cosa si commenta da sé…).Una rottura di bocce all’italiana che non sto ad esporre. 
Ora immaginatevi me con Figlio a casa da scuola perchè si è riempito di chiazze rosse (mistero), gatti che vomitano nella notte, sms del Sergente Hartman dalle 7.40 del mattino per comunicarmi ogni particolare insulso di non sò più quale riunione dei genitori. Come al solito insomma, alle prese con tremila casini da normale amministrazione. Diventati tremilaeuno quando Marito mi chiama e mi annuncia che nel giro di un'ora dovevamo trovarci con il nostro avvocato per chiuder tutto l'ambaradan vicinesco davanti al Giudice di Pace. Panico. Riesco a trovare qualcosa di decente da mettere (la maglietta dei Ramones non mi pareva adatta) e partiamo.
Io mi auguro di cuore di non entrar più in posti simili. Ora, il palazzetto storico che occupava l’ufficio del G.d.P. è in stallo per lavori, per i quali pare non ci sian soldi quindi ci spediscono in centro storico: nel quale, comprensibilmente, trovare parcheggio è come cercare una coscienza pulita in Parlamento. Individuo un buco e ci infilo la macchina, stranamente a soli 2 Km. di distanza.Pure qui si fa luce la mia facoltà migliore: scegliere le scarpe sbagliate per il percorso sbagliato (andarci con i Doc Martens d’ordinanza non mi pareva il caso). Così mi son fatta sanguinare i piedi (letteralmente) perché le scarpe che ho messo hanno la suola inesistente e il selciato è tutto fatto a sampietrini. L'entusiasmo della situazione è ben rappresentato dallo scalone che puzzava di muffa, coi gradini ad U da quanto son consunti. 
Trovo Marito ed il nostro avvocato, che ci indica quello della controparte (assente) che è andata a far fotocopie. Mi sento a disagio, nonostante il mio (ex) lavoro mi abbia fatto conoscere molto bene questi ambienti.Ma era eoni fa.
Dopo un po’ ci fanno entrare, ma è fortissima la sensazione di essere incappati in una roba stile ai confini della realtà. Un po’ pure Zelig. 
Tanto per iniziare, il G.d.P. cerca la pratica. Cerca e ricerca. Lui cerca e parla mentre il cancelliere scrive (boh, è il cancelliere quello che scrive? Ho rimosso …vabbè: lo chiamerò Colui che Scrive). Figlio invece quando l’avvocato espone (rimettiamo la querela perché i tipi, dopo aver fatto fantastiliardi di debiti sono pure scappati all’estero) ha un attacco di singhiozzo, per cui il discorso assume una strana e tragicomica ritmica rap. Ora Colui che Scrive chiede al legale della controparte di far piano dettando, perché è rimasto indietro.Quella gli risponde che nel mentre potrebbe andare a far fotocopie di nonsocosa, perché così si finisce prima. L’altro le ribatte che finisce prima se lo lascia trascrivere in pace.
Il resto lo ricordo come istantanee sfumate. 
Io che mi chiedo se provano una gag. 
Io che mi sento a disagio perché mi fanno male i piedi. 
Io che guardo Marito che è venuto su con la divisa aziendale stile infermiere e non ha nemmeno mangiato, poveretto, e tra mezz’ora riprende il lavoro. 
Io sempre più a disagio perché ho una pizzetta ai carciofi in borsa (per Marito che salta il pranzo) e l’odore comincia a farsi sentire nella stanzetta angusta in cui siamo. 
Io che prego che non mi chiedano di tirar fuori documenti dalla borsa, sennò che figura con ‘sta pizzetta e immagino scenari di documenti unti che manco la carta d'identità di Chef Rubio tanfa così. 
Io che tiro un sospiro di sollievo perché è finito ‘sto teatrino assurdo, durato antanni solo perché una ha osato sperare di far valere dei diritti in Italia. 
Io che saluto gli avvocati, pure quella della controparte che ci dice “Scusate, ma vado a fare delle fotocopie”. 
Io che faccio il gesto dell’ombrello appena fuori della porta. 
Io che son qui sull’uscio di casa, con Figlio tipo dalmata rosso accanto a me che sorride. Entrambi con un gelato in mano. E ridiamo. Tanto. Perchè come dice AmicaLontana “Sorridi: vita è bella e non sei nata donna in zona di guerra".

martedì 24 novembre 2015

Ikea, istruzioni per l’uso. (Gita antropologico-culturale)

Pare che dovrò affrontare l'ennesimo pellegrinaggio all'Ikea, e stavolta perchè davvero ci serve qualcosa.
Premesso che:
1) le multinazionali tutte, in genere mi stanno un po’ sulle balìn.
2) detesto le loro polpette a causa del mistero degli ingredienti.
3) il caffè Utz  (criptico nome adatto più ad una mummia di 5.000 anni che non a una bevanda) mi fa uno strano effetto alla pancia.
Detto ciò e nonostante tutto andare all’Ikea mi rilassa. Ma per far sì che accada il segreto è tener presente alcune regole fondamentali. 
La prima: MAI andare senza un motivo specifico. Infatti l’ambiente circostante unito alle sostanze lisergiche diffuse nell'aria dà vita ad una serie di fenomeni, primo fra tutti l’acquisto compulsivo di candele. Io e Marito, agli albori della nostra vita di sposini ne abbiamo acquistate davvero tante, che manco la fornitura annuale per la basilica di San Pietro (o
 per i non credenti, da poterci illuminare a giorno lo stadio Meazza).
La seconda: il bisogno ossessivo di prendere matitine omaggio con cui si segnano gli acquisti,che i perfidi creativi dell’ikea disseminano ovunque in negozio, perfino in bagno. Le quali ti perseguiteranno in secula seculorum infilandosi in ogni borsa/zaino/pochette/auto e qualche volta anche fra i calzini. Ho le prove,dopo il secondo trasloco ne abbiamo contato tipo una trentina. 
La terza: a meno che non si debba comprare qualcosa di veramente ingombrante, evitare come la peste il carrello, sul quale si accumuleranno cose totalmente inutili come il taglia-mela (mai più senza), collezioni 4 stagioni di cucchiarelle scompagnate dai colori fluo (gli svedesi sono evidentemente daltonici) o l’ennesimo tappetino per il bagno, che verrà convertito in grattatoio per i gatti dopo il primo utilizzo. Soprattutto i tappeti, una volta stesi, sono soggetti a fenomeni paranormali ossia causano volteggi a rischio cascatone con le loro estremità. Questo perché tu, donna diffidente non hai voluto comprare insieme a Persisk Kelim Gashgai (un tappeto, ma potrebbe essere il nuovo ambasciatore persiano) l’utilissima rete per bloccare il tappeto a terra (“Macché rete, mica vado ad acchiappar farfalle!”), per cui chiunque entri in sala si trasforma in Nadia Comaneci. 
Il quarto e ultimo fenomeno (sicuramente generato dai poltergeist dei cavalli tritati finiti nelle polpette) è la sindrome da acquisto incurante della realtà. Il padre di famiglia infatti,preso da amnesia improvvisa si dimenticherà di possedere un’utilitaria e non un tir, ritrovandosi nel parcheggio ad imprecare in compagnia di sei pacchi lunghi e grandi come la misericordia. Tutto ciò costringerà ad acquistare lì a caro prezzo il simpatico kit per mettere le barre sul tetto dell’automezzo e poter issare quelle specie di menhir da 80 kg. cadauno sul tetto della Punto (momento deja-vù). Imperturbabili,si farà ritorno a casa con un tavellone che manco Serhij Bubka,e che darà all’auto quella bella verve tamarra da assetto ribassato causa peso.La variante (un filo peggio) è trasformarsi in un appassionato di Tetris, incastrando i pacchi pressoché ovunque cosicché l'allegro conduttore si ritroverà a guidare alla cieca perché sì è riuscito ad infilare chissà come tutto in auto, ma non si vede più un tubo.Senza contare che per un attimo non trova più il figlio, incastrato com'è fra un pezzo di Josef e Atran (mobile e mobiletto con serratura). 
Un’amica mi raccontò che una volta, presa dall'entusiasmo di aver trovato una libreria Billy già montata all'angolo occasioni, dovette inserirla intera al posto del passeggero.Il suo compagno viaggiò fino a casa dentro l’armadio stesso, con quel bell'effetto tipo cassa da morto.
Last but not least occorre tener presente SEMPRE una cosa fondamentale: tutto ciò che vedi non è vero e rifarlo a casa sarà impossibile (Segue risata malefica e suoni da film horror). Ma in fondo non significa nulla per  noi donnine di oggi, pur sapendo che è tutto finto sarà comunque piacevole allo sguardo: in fondo le bagnine di Baywatch c’hanno campato per anni su questo concetto.  
Però quando serve un’idea, un qualcosa da poter adattare lei c’è,e lì Ikea si rende davvero utile. Soprattutto per gli allucinati come la sottoscritta e consorte, costantemente alla ricerca di oggetti da poter modificare. Infatti dalla nostra prima entrata all'Ikea Marito si è progressivamente trasformato nel suo alter-ego, alias Mr.Ryan Friedlinghaus-del-truciolare-nobilitato generando il fenomeno del Pimp My Ride della mobilia. 
Devo dire con ottimi risultati: non so come abbia fatto a far delle sedie dai vassoi girevoli, però è da dieci anni che i nostri sederotti ci si accomodano sopra con gioia.E ci reggono pure! 

Vado a sniffare candele, adieu.

mercoledì 18 novembre 2015

Confuse e (In)Felici

Al bar vicino al lavoro c'è un tavolino intoccabile. 
E' quello che raccoglie, feste comandate escluse, le ImpiegateItaliane. No, non sono le novelle Spice Girls nè il nuovo gruppo vincitore di X-Factor, anche perchè, se un factor vogliamo proprio trovarlo per descrivere le tapine in questione bisogna andare a pescare nelle ultime lettere dell'alfabeto. 
Quando le osservo, nascosta fra il mio caffè e la gazzetta locale mi sento tanto Piero Angela che osserva la vita sociale del Paracco Striato Mutevole (non correte subito a cercare il bestiolo su Wikipedia, è l'equivalente del Sarchiapone. Un giorno se avrete voglia ve ne racconterò la genesi).
Di impiegate ne ho viste tante in più di un ventennio lavorativo, perchè anch'io lo ero, fra alti e bassi lavorativi.
Esemplari simili però mancavano al mio Animalario Umano. Prima di tutto va fatta un po’ di morfologia: di solito sono sempre in quattro, massimo cinque. La quinta è spesso assente perché “il cappuccino mi fa venire il cagotto!", e se contate il fatto che tutto il bar l’ha saputo da una sua spontanea ammissione avete già capito il tipo. 
Dicevo…mettetevi comodi, immaginate di guardare SuperQuark e leggete con questo in sottofondo.
“Le ImpiegateItaliane sono un eterogeneo gruppo di forma umanoide femminile. Si distinguono dalle Impiegate Autentiche da vari fattori estetici e verbali. Per esempio, troverete la “Responsabile Acquisti con l’estero" che si esprime in un inglese che fa diventare Mr.Flanagan un docente di Oxford. Essa riesce non solo a cannare la pronuncia italiana ma pure a smembrare le lingue straniere, con termini dall’oscuro significato quali “baloon” (scritto come si legge), palchè (che starebbe per parquet) oppure smidran. Per la traduzione di quest’ultimo occorre il dizionario della lingua ostrogota. 
Si muovono in gruppo e sono generalmente stanziali, infatti hanno adottato formalmente il tavolino a fianco della vetrata, posizione che permette un ottimo posto di osservazione sul chi porta fuori l’immondizia nel condominio di fronte e delle schiene dei Fumatori Solitari Incalliti, una specie di cui parleremo in una prossima puntata.
La principale caratteristica è il muoversi urlando in gruppo, e spicca su tutte la femmina Alfa, la capobranco.
Essa, detta anche Decibel e non vi dico il perché tanto siete perspicaci, si occupa di :
 a)farci conoscere tutti i razzi & mazzi aziendali, compreso quante volte vanno in bagno i loro capi e sottoposti; 
b) tutte le app gratuite utilissime che si possono scaricare, fra cui l’utilissimo come fare una fattura fake oppure come vedere la propria mano attraverso il telefono.
c) (la perla) raccontare per filo e per segno cosa ha fatto la sera prima col marito.Chiede sempre il caffè ristretto, che fa annegare in un mare di zucchero e latte ma si sospetta se lo faccia allungare con la grappa dal ragazzo al banco."
A questo punto il Pierone nazionale farebbe partire un filmato,ma siccome vi voglio bene vi lascio alla vostra immaginazione….. 
Ecco, io davanti a tutto ciò mi chiedo solo una cosa: perché una si voglia davvero far del male. Cosa spinga una donna, magari anche simpatica sottosotto, a dover per forza far la figa sparando imbecillaggini. Ok, poi il mio momento serietà finisce e viene fuori il mio vero Io, quello cinico e un po’ carogno: ma lo penso solo io che se la proprietaria del bar si sgamasse che c’è pure un momento-varietà dietro ogni consumazione che pigliano queste, inizierebbe a farci pagare un supplemento?

lunedì 16 novembre 2015

50 Sfumature (di amanti degli animali)

Recentemente una conoscente, complice una cena a base di rosso robusto, mi parla dell'immenso ammmore che ha per il suo cane. TUTTA la sera. La classica tipa che solo lei sa cosa significa amare un cane. 
Un delirio: se non compri i crocchini da 40 euro il sacchetto non sei un VERO amante degli animali. Se non curi il suo pelo con prodotti a base di olio di qualcheccosa non ami abbastanza il tuo cane. Se non prendi una cuccia foderata in raso trapuntato vuol dire che non tieni abbastanza al tuo peloso. E via andare.
Dopo venti minuti,con tutta la mia buona volontà, lei continuava con 'ste frasi deliranti e nel mentre pensavo alla prossima dichiarazione dei redditi annuendo ogni tanto,giusto per dare qualche segno di vita. 
Premessa: amo gli animali, ho anni di volontariato alle spalle passati a curare cani e gatti feriti, a spalar cacca (che non fa figo raccontarlo, ma è parte del lavoro del volontario) però (ed è un grande però) rispetto profondamente la natura che comunque ci ha fatto diversi e sono consapevole che umanizzare all'eccesso cani e gatti è deleterio quanto trattarli come oggetti.
Hanno sentimenti, provano felicità e affetto sincero. Ma sbacciucchiarseli in bocca e pretendere altrettanto, gnafò.
Poi mi parla di come avverta le cose telepaticamente col suo cane. Uhm, non credo però che condividiate la stessa passione per il Ciappi, mi viene da pensare. Ma non lo dico.
Candida come Biancaneve sotto acidi sentenzia: è che riesco a capire cosa mi vuole dire. Pure io con le mie gatte, che c’è di strano? Se vedo Lù davanti al frigo con gli occhi da Bambi so già che non mi chiede di portarla a teatro. "Sì, ma con lei è diverso".Se lo dici tu, buona camicia a tutti. Così mi cita un libro dal titolo “Parlare con gli animali”. Ma è il sottotitolo che fa la differenza: “e ricevere risposte.” Francamente mi turba pure un poco. Ricevere risposte? Uh mammacara, ma se chiedo qualcosa al setter inglese mi risponde con l'accento stucchevole di Queen Elisabeth?Sì, vabbè sò scema e già lo sapevo.
Io già comunico con gli animali, pure con quelli bipedi se è per quello. Ci provo,eh perché non sempre riesce. Credimi che ho più certezze che mi capirà un cane o le mie gatte piuttosto che stabilire un dialogo fruttuoso con certi animali a due zampe. Tipo quando saluto le MammeBarbie oppure quando chiedo chiarimenti all'impiegato scemo della banca. Ma siccome l’argomento mi intriga e son curiosa come una faina nel pollaio faccio due ricerchine. 
Allora, l’autrice del tomo illuminante si chiama Amelia Kinkade ed è "più nota come attrice per aver preso parte alla serie TV "Saranno Famosi" e come protagonista ne “La notte dei demoni” (praticamente la trama delle riunioni dei genitori a cui sono andata), dove Amelia ha scoperto la sua sorprendente capacità di entrare nelle menti degli animali."
Ecco, cara Amelia tu che puoi dimmi allora cosa c’era nella testa di Nina la felina cosmica quando ha deciso di svegliarci alle tre del mattino strappandosi i punti coi denti, che se lo chiede pure il veterinario. 
Continuo a leggere: “Amelia ha sempre amato gli animali, ma durante un Workshop in comunicazione animale (‘sti mazzi!) ha scoperto di avere la straordinaria capacità di comunicare con essi. E così Amelia ha saputo che gli animali sono in grado di ridere e sognare di essere felici e di addolorarsi, proprio come i loro padroni. "
Vabbè, sai che scoperta.Se c’è chi ha inventato l’acqua calda, tu allora lasciatelo dire con affetto cara Amelia, hai inventato l’uovo sodo.Che abbiano sentimenti ed emozioni come noi non è una novità: basta vedere lo sguardo di certi cani nei canili. E se ho dei dubbi è solo sul fatto che certi umani sappiano provare cos'è la pietà.Sopratutto quando li lasciano lì "perchè crescono e abbaiano", come ho sentito rispondere tempo fa. 
Conclude la presentazione: "gli animali sanno anche raggiungere stati trascendentali più profondi di quelli che vengono raggiunti dalla maggior parte delle persone." Allora, immagino che per stati trascendentali non si intenda lo sguardo perso nel vuoto che vedo in certi impiegati comunali o quello di certi rapper italiani quando devono coniugare un verbo avere. Quindi anche loro, gli animali, meditano. E pure qui, sai la novità! Ma tu guarda, porca civetta, e io che credevo che Brontola dormisse in piedi! Era in stato trascendentale, come ho fatto a non capirlo?! Guardava Giacobbo in tv con la sua teoria sugli "Illuminati-che-vengono-da-Marte-ma-sopratutto-chi-ha-fatto-i-cerchi-nel-grano-aveva-un-gran-piano-urbanistico" e credevo che dormisse!
Ok, torno seria, ci provo almeno. Ecco, cara signora Kinkade, io le sono grata che faccia anche campagna contro l’abbandono. Sono felice che sensibilizzi gli umani ad una condivisione di questo mondo con il resto delle specie. Ma ho qualche perplessità sulle sue teorie: credo che gli animali siano avanti anni luce perchè sono semplici, non si fanno tanti pipponi come noi che spesso carichiamo di sottintesi ogni singola cosa e ci facciamo dei filmoni in testa. Qualcuno poi non si limita e si fa direttamente le trilogie, tipo il Signore degli Anelli ma questa è un’altra storia (pardon, un’altra specie umana).
 Gli animali, quelli autentici sono a senso unico: il sì è sì, il no è no. Punto. Sono creature una spanna sopra di noi in fatto di umanità perché pensano semplice. Cosa che noi umani abbiamo disimparato a fare.
Complicarci la vita spesso è il nostro mestiere e ad alcuni riesce davvero alla grande: nasce tutte le mattine quel o quella bipede che proverà a rendere la nostra vita un delirio senza un vero perché. 
Davvero, grazie mille Signora Kinkade, lungi da me giudicare la sua opera, ma credo che all’umanità tutta serva,prima di comunicare con altre specie, capire il prossimo della propria specie. Perchè è come saper parlare arabo, giapponese, ostrogoto ed elfico ma poi non parli italiano, ed in Italia ci vivi. E se vai a comprare il pane come fai? Nessuno ti calcolerà mai, of course. Qui da me la fornaia di zona dopo due minuti che non capisce cosa vuoi le parte un’intifada di rosette. 
“Parlare con gli animali è possibile e Amelia Kinkade ti mostrerà come.” Scusami Amelia, sarei felice di sapere come ma Alma vuole la sua pappa, quella nella confezione verde e Nina vuole invece che mi sieda e legga voce alta il libro che ho iniziato ieri per lei, così si rilassa. Mi è parso di capire che sul tuo libro anche lei ha delle perplessità: non serve la telepatia, coda e occhioni fanno già il loro dovere. E ci hanno sottomesso da un pezzo.


domenica 1 novembre 2015

La fiaba della buonanotte (ma della buonanotte ai suonatori,però)

Arriva Figlio gasato a palla “Mamma, perché non provi a fare insieme a me il Giocofiaba?” 
Faccia perplessa.
Il nano incalza ”Io comincio ad esempio, poi dò delle indicazioni e ognuno continua la fiaba come vuole”.
Cosa non fai per farli felici.
"Vabbè, dai..." 
Figlio comincia…“Allora, c’era una volta un piccolo regno…” "ed io proseguo....."Ah, ecco...un piccolo regno, vicino alle colline mantovane. Esso era un piccolo impero, il più piccino. Ci si viveva bene , tutto sommato. Ogni tanto una carestia di lavoro colpiva ma poi ci si ritirava sù. Esso era anche chiamato Le Terre d’Altura altrimenti nominato dagli astanti “Còstacazzodicollinanonsipigliamancolarai”.
"Boh...Vi regnavano Un Re e la sua Regina. .."
"...Ma in realtà essi erano solo reggenti in quanto il potere, quello vero lo deteneva il loro erede, il principino Figlio I° il Nano detto l’Unicogenito, ed il trittico delle Feline Lunatiche Dispotiche sue fide consigliere e magnatrici a sbafo di crocchini. E pure se variopinto era un reame niente male."
“Un giorno accadde che la Regina…”
" …ricevette una missiva dal suo fido messaggero Smartphone, il quale le rimembra il compleanno della Regina Madrina detta la Tesora,sovrana del reame confinante, meglio conosciuto come la landa del “’mmazza che nebbia” ma noto a tutti come “QuiInvecenonpigliamancoInternet’”. 
”Mah... E così incominciò l’avventura per …” 
".....trovare un dono degno di una sovrana appunto. Cosa tremendissima, in quanto l’accoppiata "mazzo dè fiori cor profumo" aveva fatto il suo tempo. La Regina Cris di ritorno dal Reame di Schola, incontrò una fanciulla dall’aspetto apparentemente soave: essa era vittima di un sortilegio detto “Elezione del rappresentante di classe”, che l’aveva trasformata in una creatura metà donna e metà camionista sempre incazzato, anatema lanciatole dal gruppo di MammeBarbie,le temutissime Streghe SonoFiga-SonoBella-SòpureunpòFotomodella, adoratrici del Sacro Vuoto Cosmico dell testa e del Dio Spetteguless, che Crudelia DeMon in confronto pare Madre Teresa di Calcutta.
Ma la saggia Regina Cris per combatterle aveva dalla sua la Fata ScusaSempreBuona ed il Principe Oki, che abilmente l’aiutarono a schivare le loro maledizioni e il mal di testa che viene subito dopo averle viste. Abbandonate al loro destino i nostri eroi Regina e Principe decisero allora di intraprendere un viaggio verso le distese di Regalandia, la terra di mezzo dello shopping, ove è possibile trovare l’impossibile, dalla mutanda a vita alta al pantalone col cavallo basso, fino al calzino firmato detto "del ronzino pitonato". Ma è in un improbabile negozio di libercoli e stampati, piccolo e di nicchia che troveranno ciò che cercano e..... 
“…Scusa, ma a me non sembra una fiaba..” 
Ah, no? 
“Mamma, rilassati!Il libro che hai scelto andrà benissimo per la zia.Non stressarti! E la prossima volta raccontamene una presa dal libro, che le tue fiabe sono troppo strane!” 

martedì 27 ottobre 2015

A volte ritornano (I testimoni 2: La vendetta)


Suonano alla porta.
Due signorine tipo madre e figlia. 
"Mi scusi signora...possiamo rubarle un minuto?" 
UhMadonnaVeronicaCiccone, mò che mi vogliono vendere? Dalle sembianze mi paiono la versione femminile dei "divulgatori- porta-a-porta-di-culto, detti anche gli scampanellatori della domenica mattina". 
Eh sì,visti gli opuscoli che hanno per le mani mi pare di aver visto giusto. Vorranno propormi come gli altri un salvataggio della mia anima? Ho ancora il ricordo di un dialogo surreale in cui due tizi per forza mi volevano far credere di essere una spagnola in incognito.
Taglio corto con un "Scusate ho il gatto sul fuoco, ditemi...". Indicano la cassetta della posta "Cercavamo qualcuno qui che parla spagnolo. Ho visto il cognome sul citofono e abbiamo pensato......" "...che fossi spagnola!" termino io. Aridajè, ma cos'è, un'epidemia?La bionda più grande si anima "Si!" "Eh no, invece!" 
Ma bastaaaaaaaaa, daaaaaaai, non si può!!Cos'è, uno scherzo??! Ari-spiega in tre nanosecondi che il cognome è SOLO ciò che rimane di un lontano passato in cui gli spagnoli la facevano da padrone nella nostra terra d'origine, bofonchio qualcosa di simile ad un saluto e fuggo. Mi stava scappando anche un Olè.
Ho ancora il dubbio se m'abbiano fatto uno scherzo, giuro.
Sondaggione! (Vanno di moda,adesso) 
-Chi suonerà prossimamente alla mia porta?
a)Manolete?
b)Zapatero? 
c)Banderas con la gallina?
d)I Marò con le nacchere?
Ok,ora mi passa il delirio.
Il prossimo che torna su con 'sta cosa dello spagnolo mi metto il parruccone biondo e faccio Vulvia.
Presente Vulvia? Già mi ci vedo:
(*musichina di Quark in sottofondo*) 
"Lo sapevate? Un sacco di invasori in Sardegna, in Sicilia, Italia, un pò dappertutto...Ecco, 'sti invasori...ma guarda te...tu gli dici: vabbè per stasera puoi pure star quà, solo che poi s'imbriacano, ti mettono le decime sul grano, ti lasciano i cognomi spagnoleggianti...cafoni. Nun se fà, dai... così poi 200 anni dopo ti smarronano attaccati al campanello che vogliono che parli spagnolo...Ma dai!!Eh, nun sè fa...Dalla notte dei tempi!Tutti spagnoli!!Su Rieducational Channel!!" 

Non sono io, giuro: è la vita che mi percula.Sennò non si spiega.


giovedì 1 ottobre 2015

Scene da un matrimonio

Ultimamente si sta sposando un sacco di gente: amici, conoscenti e parenti.
Negli ultimi sei mesi ben due coppie di amici hanno convolato a nozze, una di queste dopo una convivenza quasi decennale.
Il perché e il percome siano stati spinti verso la corsa all’altare poco importa (basta dire la parola Italia ed è già chiaro l’ingarbuglio su coppie di fatto e balle varie).
Nel giro di un anno però ho potuto constatare che quasi tutti sono stati preda del terribile Morbo dell’Euforia da Organizzazione di Matrimonio.
In genere si manifesta con ansietà, cambiamenti repentini di umore e richieste di preventivi da riempirci un faldone. Dopo inizia la vera e propria manifestazione della piaga:
-Tripudi di partecipazioni glitterate, cantate e a mò di puzzle.
-Gente che fino a ieri non andava oltre la partita di calcetto ti parla di lochescìon e entreè.
-Liste Nozze che manco Donald Trump.
-Mamme degli sposi che con piglio repentino diventano un incrocio fra Enzo Miccio e un generale dell’Arma.
-Torte che devono sfidare la forza di gravità, oltre a richiedere il permesso a costruire sennò è abuso edilizio.
-Addobbi floreali che mobilitano l’Interflora.
Senza contare i parenti che devono dire la loro perché “non è un matrimonio se non c’è XYZ”, creando parapiglia in una situazione già delirante.
Il caos.

Ora, non mi sono potuta trattenere considerando gli scempi di tipo nuziale che ho visto e sto vedendo, e dato che tutti fanno decaloghi e liste su questo o quell’argomento ho sentito il bisogno di farne uno pure io. No, non sono stata posseduta da uno spirito da fèscion bloggher, lungi da me. (E sì,altri hobby non è  ho come potrà pensare uno leggendomi) 

Credo che in queste occasioni, su tutto, valga SEMPRE una regola aurea: senso della realtà e buon gusto, merce rara di questi tempi.
Con ciò non intendo dire che bisogna essere minimal e senza fantasia, ma solo che bisogna far tesoro di un grande detto sempre utile: “Una pretesa vale merda quanto pesa”.
Siate voi  stessi al vostro meglio, non la fotocopia sbiadita di quello che vorreste essere. Che il ridicolo e il pretenzioso stanno sempre in agguato tipo ninja.

Quindi consiglio sempre valido per tutte le cerimonie: originalità sì, pacchianeria NO.

L'abito: se non avete il fisique du role e non vi chiamate Aniston di cognome evitate abitini striminziti dove sembra che vi abbiano versato dentro e vi siate dimenticate di dire “Basta così!”. Si può essere fighissime e originali anche senza l’effetto DivaH. Una mia amica si è sposata con un abito anni ‘30: non solo era spettacolare ma il fatto che pesasse oltre i 70 kg. posso assicurare che è passato del tutto in secondo piano.
Quindi osare ma con gusto: la cravatta particolare per lui (NO Topolino e Pippo), un colore acceso per l’abito ok ma solo se vi sentite davvero di poterlo portare con disinvoltura.
E qui viene il dilemma: bianco o non bianco. Anche lì valutate che l’originalità non prenda la mano,sennò ritrovarsi con qualcosa addosso che fa assomigliare ad una spumiglia di carnevale formato gigante anziché alla Principessa Sissi è un attimo.
Le bomboniere:
Ora, ci potrebbe discutere per mesi. La cosa è del tutto soggettiva, c’è chi le fa e chi non le fa. Adesso ci sono le bomboniere solidali, che permettono sia di devolvere la cifra per cause o progetti oppure di far confezionare  ricordini e varie dalle associazioni stesse, che devolveranno il prezzo alla causa che sostengono.Anche lì, è una cosa del tutto personale e quest’ultima scelta per averla già praticata posso assicurare che dà una bella soddisfazione (oltretutto interamente deducibile dalle tasse, mica bruscolini).
Se invece si va sul tradizionale permettetemi: regalate qualcosa di davvero utile insieme al sacchettino di tulle, tipo un tirabuchon o un apribottiglie. Ma soprattutto vi prego, evitate cose tipo la carrozza di Cenerentola tempestata di Swaroski (sì, esiste e l’ho vista coi miei occhi).
Pensatelo come una cosa (o più cose diverse, chi l’ha detto che la bomboniera debba essere uguale per tutti?) che possa davvero piacere a chi riceve e farvi ricordare.
E i confetti? Personalmente non li amo (l’ultima volta che ne ho addentato uno per poco non perdevo un molare). Per il mio matrimonio ricordo di aver fatto delle bomboniere per i figli degli amici: le classiche palline di zucchero fondenti al posto degli ovetti in simil marmo, con il portachiavi coi personaggi di Dragon Ball. Vedere il figlio della mia amica, ormai ventenne che lo esibisce ancora non ha prezzo.
Se avete una passione, che sia il vostro cane o la canoa poco importa. Basta UNA cosa, o dei riferimenti. Evitate di regalare la bomboniera con la foto del cane, l’orologio con la foto del cane, i segnaposto per gli ospiti sempre con la foto del vostro amato peloso.
Il livello massimo di questa mania fuori controllo è stato raggiunto dalle zampette ricamate con strass sull’abito da sposa. De gustibus e si sa: però se vi lanciano i crocchini al posto del riso non vi incazzate perché ve la siete cercata.
Luogo del matrimonio e rinfresco/cena/pranzo di nozze.
Evitate le scenografie hollywodiane: no ai lanci di colombe che finirebbero (giustamente) per mera vendetta a scagazzare in testa ai parenti.
Le carnevalate delle nozze in spiaggia funzionano solo nei film, credetemi. Ora poi c’è anche la moda di far celebrare le nozze civili non più al Sindaco, quindi ti può sposare pure la zia Genoveffa. Non aggiungo altro.
Infine, le foto.
Che ve le faccia il fotografo di grido o l'amico con la macchinetta usa e getta della Standa poco importa.
Ma ricordatevi che pure gli amici più inossidabili vi malediranno se verranno costretti alla visione di 250 fotografie e del filmino di nozze che dura quanto Via col Vento.

Tenete a mente che qualunque cosa succeda, dal freddo polare improvviso (il mio), all'acquazzone tale da dover entrare in chiesa con le galosce (la mia amica Lilla), dal fotografo impazzito che in preda a possessione da Helmut Newton trascinava gli sposi a far le foto in mezzo ad una palude rischiando di far impantanare l’auto (sempre io), o l'album di nozze dove le foto ritoccate "creative" vi fanno sembrare il set di un film sugli alieni (collega), di qualunque cosa accada QUEL giorno ci saprete ridere sopra.

Ma soprattutto che il matrimonio è tutto quello che vi capiterà dopo che  la festa è finita.


Auguroni, figlie femmine e non sbronzatevi troppo.

sabato 12 settembre 2015

Tiriamo a Campari (alias Saturday Nightlife)

E si va a fare l’aperitivo. Mi tocca.In realtà io lo faccio spessissimo, però non so se valga quello che si fa a casa propria sulla terrazza in canottiera. 
Così, complice un’amica che non vedevo da tanto (ciao Ele!), mi propongono un aperitivo sulla spiaggia ed io che pure son mondana come una suora orsolina mi son fatta convincere,quindi via che si và. 
Come lochèscion il lungolago: spiaggetta trendy, chioschetto senza tante pretese e possibilmente con musica bassa (l’ultima volta ci era toccato un karaoke-bar con hit di Pavarotti). 
La (dura) realtà: chioschetto che funge da disco pub, dj scazzato con musica filodiffusione dell'Esselunga, morti di figa ovunque con altrettante gatte morte in vetrina, discretamente pieno di fauna ventenne o giù di lì. 
Entriamo e cerchiamo un tavolino libero: nel marasma di gente l’unico libero è accanto ad una tavolata di ventenni o giù di lì. La balda gioventù è tutta in maglietta rossa eccetto uno, in occhiali da sole e costume da pollo con tanto di cresta e collant ad effetto Roberto Bolle. Meno male che non ho ancora bevuto nulla…
E' palese che sono tutti decisamente alticci, tranne quello vestito da pollastro: lui infatti è decisamente ubriaco. 
Nel frattempo recuperiamo un po’ di stuzzichini, uno spritz e cerchiamo disperatamente di far finta di nulla, ma è ovvio che siamo fuori luogo come le suore ad un raduno degli Hell's Angel.
Ad un certo punto arriva un gruppo di giovani fanciulle e si ferma accanto a noi col velino delle bomboniere in testa: chi infilato nel cerchietto, chi a mò di fiore dietro l’orecchio.Poi arriva lei, la festeggiata: incintissima con la bomboniera sulla testa a mò di cappellino.
Una sua giovanissima amica nel frattempo passava per i tavoli con un cestino, vendendo in cambio di un’offerta libera dei sacchettini di tulle. “Dev’essere un addio al nubilato” mi spiega Ele “Sai, si fanno dei dolcetti e poi si vendono tutti infiocchettati ai presenti”.  “Hemm.. questi mi sa che son preservativi…”Eh, sì.Pare anche a me..." Come al solito non so star zitta e mi scappa un “Eh, perchè mi sa tanto che alla futura sposa non son mica serviti tanto…”. Nel frattempo mi passano accanto, in mezzo a gente per lo più in pareo e costume da bagno, due specie di Barbie in abito lungo, ma soprattutto molto paiettate. Che è la tenuta ideale per andare in spiaggia, com’è noto. Vabbè… 
Promessa sposa e le ancelle tullemunite nel frattempo si accomodano lontano da noi, ma non così svelte. Infatti un ventenne secco e sborniato ma soprattutto malfermo si para davanti alla sposina, la prende tirandola su in braccio con tutta la pancia cabriolet e con la grazia di un grizzly. Eravamo atterriti: roba che se si ribaltavano all’indietro come due asine mi toccava pure correre a soccorrerla. Lei, perché lui al massimo avrebbe avuto il colpo di grazia come i cavalli zoppi, ma perché son buona e non mi va di veder gli animali soffrire. 'Sto deficente mononeuronico.
Appurato che cotanta mondanità poco ci appartiene, decidiamo di trasferirci altrove e usciamo da questa specie di simil gag dei Monthy Phyton. Ma lo sbronzo, dopo aver mollato la sposina che prontamente se l’è data a gambe, ci si para davanti e biascica “Sciao…dovete pagare il biglietto per uscire…” Sguardo mio di pietà “No, Ciccio.Vai andando, che sei ‘mbriaco e non sai manco dove stai” con tanto di manina a far segno andersen. Mi guarda con lo sguardo da Bambi…Nooo, dai che tristezza, vabbè che il dottore ti avrà detto che d'estate è meglio bere tanto ma non credo si riferisse all'alcool. Ma mi fai pure il provolone con me che potrei essere tua mamma…Vabbè dai, facciamo tua sorella. 
Comunque, o sono io che con le mie abitudini non son più abituata a certi spettacolini di cabaret fuori programma o sto invecchiando. Anche perchè col conto che ci hanno presentato ci si poteva prendere un ottima pizza con birra di qualità. Ma del resto,se vuoi il baretto fighenzia devi pagare. Ecco, ma vaffancuore.
La prossima volta vado dritta senza remore dal birraio artigianale all’aperto.Lì al massimo trovo qualche tedesco che sbaglia strada. Oppure all'Osteria del Prete, che i frequentatori avranno pure l'età di Matusalemme ma fanno dell'alcool un uso più sapiente. E l'aperitivo continuo a farmelo a casa.

giovedì 27 agosto 2015

In itinere (Pendolarismi & c.)

"Long road to ruin" cantavano i Foo Fighters…Nei miei funambolici lavori di precariato totaleglobbbale mi è toccato (e mi toccherà ancora) fare la pendolare, come purtroppo è diventato uso e costume in questi ultimi anni.
Infatti non si capisce perché  se abiti a Mantova le agenzie del lavoro ti offrono delle stupende opportunità lavorative a Comacchio oppure a Torino. Una volta mi arrivò un’offerta per Castiglione Cosentino (mai sentita fino ad allora). 
Allora per disperazione facevo così: quando il chilometraggio non era superiore ai 50 Km. accettavo. E’ stato così per tanto tempo, a parte una parentesi di qualche anno quando il lavoro, quello che davvero mi piaceva, lo avevo a 10 minuti da casa. Per un pochino ho provato quell’ebbrezza, e mi considero fortunata perché in tanti non l’hanno mai sperimentato. 
Anzi, nel mio pendolarismo mi ritengo stra-fortunata, perchè non ho mai usato il treno per lavoro (aiutatemi a dire Trenitalia due palle, che una basta e avanza).
Ho potuto comunque saggiare ben bene i problemi dei lavoratori itineranti tanto da stilare la top-ten delle bercerie che ti possono capitare in locomozione verso il lavoro. 
Ora immaginate la voce di che sò, Pizza di Tutto Esaurito che vi legge questo: 
“Numero dieci, amicciiiiiiii: il navigatore che vi fa perdere!"
Il nostro , ossia la diavoleria dataci in dotazione come regalo da mio cognato è un utilissimo Tom Tom, che (giuro) ha la voce di Marco Ranzani. L’ha messa su TurboBitMauro, amico di Marito. Per farvi capire il tipo sul suo TomTom ha la signorina seccsssi che parla in dialetto bresciano…ho detto tutto.Peccato che non si capisca per quale problema tecnico o congiunzione astrale il percorso visualizzato a monitor non va in sincrono con la voce registrata, causando non pochi inconvenienti tipo imboccare una strada dove c’è inequivocabilmente un muretto oppure, come cronaca racconta, insistere a berciare che eravamo arrivati a destinazione (nella fattispecie la sede di lavoro che avevo impostato) indicando come traguardo il centro di un campo di mais. Oppure costringermi in pieno paese a fermare un attonito vecchietto per chiedergli la via tal dei tali dove avevo un colloquio, perché il navigatore solitario mi aveva fatto girare attorno alla rotonda tre volte.
"Numerooooo noveeeeeeee…La pattuglietta di Caramba-barra-Vigili-barra-Polizia."
Tu donna, che in sella alla tua fiestina di terza mano, con la caccoletta nell’angolo dell’occhio, il capello alla Medusa nella tua tutona Adidas (che trasuda sensualità come Rosy Bindi) mentre ti rechi al lavoro ciò che ti aspetti di trovare sono panorami mozzafiato e strade sgombre…NO.Ma proprio no. Ecco che l’amico poliziotto ti aspetta, ti invita con la sua paletta (citazione degli Elii) ad accostare bordo strada. E non sia mai che trovi due gentili servitori della legge alla Lorenzo Ciompi, per dire…eh. Macchè, ci sarà una stupenda pattuglia con set completo di mitraglietta, giubbottone antitutto e sguardo trucido nervoso. Inizio a sudare e a ripetere il mantra “allora la patente celllò, il bollo boh, il libretto…andrà bene quello di Star Wars di Figlio? Ma se vedono quante cartine ci sono del Kinder Bueno di Sophia mica mi arrestano per spaccio?” Così sfodero la mia miglior performance di Mammainritardocosmico riuscendo nel mio intento. Arrivare in ritardo al lavoro, appunto. 
"Numerooooo oooottttooooooo: il trattore apripista ".
Ora, peggio per me che accetto certi incarichi, laggiù dove ci son più campi coltivati che anime vive. Perché è sicuro che ogni tre per due avrò davanti il trattore con rimorchio.Questo automezzo è dotato di due cose fondamentali: ùmarell alla guida in modalità zen (tradotto 30 Km. all'ora) e un mezzo capace di occupare una carreggiata e mezzo. Per cui se ne hai uno davanti, inizia a pregare, perchè non hai speranza di sorpassarlo a meno che non vuoi provare l’ebbrezza di un frontale live.E se poi hai dietro di te l’omuncolo impaziente di macchinone dotato, è fatta: con la sinfonia di strombazzi e frastimi ci puoi comporre la sedicesima di Ludovico Van. Oppure fai come me: accosti alla prima piazzola e dormi. 
(To be continued...) 

sabato 22 agosto 2015

A proposito di compleanni...


Mi sono fatta un regalo di compleanno e sono andata a tagliare i capelli. Un bel taglio netto e corto, per provare a cambiare almeno un pò.
“Domani sono quarantacinque” ho detto davanti allo specchio dalla parrucchiera.
Lei ha sorriso in silenzio.Quarantacinque compleanni. Maròn.
"Ti senti cambiata?" mi chiede. Uhmm..non lo so.
A 45 sono sempre la solita, non so stare zitta manco se mi annodano le corde vocali, cosa che alle volte mi procura qualche problema con la diplomazia. Come quella volta ad otto anni con la mia maestra che non voleva una bambina con la Sindrome di Down in classe,quando gli ho dato pubblicamente della cretina. Ancora adesso trovo di aver fatto la cosa giusta, considerato che aveva dato della bambina deficiente alla mia compagna di banco. Lei, L. mi ha insegnato che la diversità esiste ma non è mai un ostacolo, così come tante persone al mondo hanno gli occhi a mandorla.
E se a 45 anni non ho fatto mai carriera forse è anche per quello.
A 45 continuo a fare dieci cose contemporaneamente come quando ero piccola, quando mi volevano mettere la maestra di sostegno perché questa smania di fare tante cose assieme le preoccupava e pensavano avessi qualcosa che non andava. Erano le maestre a non andare, ma lo capii solo molto tempo dopo. A 45 anni quell'episodio mi ha insegnato che bisogna sempre guardarsi dentro, e poi guardare gli altri. Mai il contrario.
A diciannove anni ruppi con le mie migliori amiche di allora, anche perché ho sempre creduto che l’allegria non debba mai venire da qualcosa di artefatto. In tutti i sensi. Ho imparato molto presto a star lontana dalle euforie chimiche degli anni 80/90, forse perché il paesaggio urbano intorno a me, incastrata fra due quartieri popolari e popolosi, mi aveva mostrato l’altra faccia dello sballo che somigliava drammaticamente ai primi film di Romero. E a 45 la penso ancora allo stesso modo. Perchè la coerenza comincia quando applichi ciò che predichi, sopratutto ora che Nipoti & Figlio crescono e che hanno bisogno più di esempi che di parole.
A 45 anni ho imparato che nella vita quando hai una grandissima certezza arriverà un uragano emotivo che metterà tutto in discussione. Infatti a trentuno anni mi sono sposata, ho fatto le valigie e sono andata a vivere con Marito a 1000 Km di distanza, cambiando in un sol botto casa, amici, lavoro, città e clima. Ancora adesso è stata la cosa più saggia che abbiamo mai fatto insieme. E a 45 mi sento orgogliosa quando pronuncio la frase “la nostra famiglia”. Imperfetti, diversi, ma uniti.
A trentatrè credevo che far parte di una grande azienda mi facesse sentire una gran lavoratrice, un tassello di qualcosa di grande, e contemporaneamente ho constatato che se lavori con questa fissa presto o tardi realizzi che sei un minuscolo granello nella grande spiaggia nel grafico degli utili. E sempre sarai qualcosa di sacrificabile sull’altare dell’estremo profitto di una multinazionale, poco importa il mazzo che ti sei fatta tu e tanti altri.
E impari anche duramente cosa vuol dire “delocalizzazione”.
A quaranta ho scelto di reinventarmi cambiando di nuovo lavoro perché una madre lavoratrice, per tante aziende operanti in Italia è come una vergine che batte il marciapiede.
Alla fine arrivata a 45 penso che reinventarsi senza svendersi, giorno per giorno e per poter conciliare famiglia e gli affetti, compatibilmente con “la grisi” sia la chiave di (s)volta.
Ho dovuto compiere 45 anni per prendere la saggia decisione di decimare dai miei affetti parte della mia famiglia d’origine. Casata diversa la mia, riassumibile nel concetto “cavatela da sola, fai quello che ti pare ma soprattutto non mettere in imbarazzo il buon nome della famiglia”. Padre assente nella forma, ho avuto la fortuna di un crocchio di nonni favolosi.
Perchè ci sono cose perdonabili e altre no, e i vampiri emotivi sono ciò di cui non ho bisogno. Dovevo farlo già da molto, ma come si dice, ogni cosa a suo tempo. Ho tenuto gli affetti, quelli veri: il resto era solo zavorra da tanto tempo.
Ed eccomi qui, a 45 che ho tagliato i capelli corti. Sono cambiata?Senza dubbio sì.
Perchè ho capito che il mondo siamo noi e c’è un universo intero dentro ognuna, e se il mondo sorride è perchè tu sorridi. Se sei sempre incazzata a prescindere con tutto e tutti, e dai sempre le colpe a qualcun altro e qualcos’altro senza mai dire "posso cominciare a partire da me" piangerai sempre sulle macerie di quello che volevi costruire.
45 compiuti e mi guardo: non vedo nulla di tutto ciò che ero vent’anni fa.
Ma ho 45 motivi per essere felice, nel bene e nel male. E li vado a festeggiare: Nanni, pur se discutibile, su quello aveva ragione.







martedì 30 giugno 2015

Dialoghi col Testimone ( e Pif non c'entra nulla)

Ore 17.00 di un venerdì pomeriggio.
Improvvisa scampanellata a distesa (notare che il campanello di casa nostra suona più o meno così) 
Mi affaccio e vedo due persone, uno giovane l'altro più anziano che paiono padre e figlio, e che in tutto e per tutto hanno le sembianze di due "divulgatori- porta-a-porta-di-culto, detti anche gli scampanellatori della domenica mattina".Si loro, ci siamo capiti.
Non ho voglia di discutere per cui ignoro. Ri-scampanellano a distesa. Pausa di un minuto. Adesso se ne andranno, no?
Ari-scampanellata e Figlio, candore unico, strilla “MAMMAAAAA!!Vai a vedere chi è, almeno smettono!Non sento la tv!!”.Come coglie le cose al volo, ‘sto piccino… 
Altra scampanellata, stavolta si dev'essere incastrato il dito nel tasto. E che palle.
Mi affaccio alla finestra con l'entusiasmo a mille e un'espressione stile Lurch.“Salve, ditemi…” 
“Buongiorno, Signora, volevamo lasciarle un invito per un incontro spirituale….troverà Dio.” 
“Grazie, immagino che comunque Lui sappia dove abito se vuole trovarmi, ma lasci pure nella cassetta.” 
“Lei è straniera, vero?” O_o 
“No, sono italiana.” 
Sguardo diffidente “Mah, mi sembra straniera…”.Eh, devono essere i miei tratti svedesi a trarre in inganno: infatti son bionda come Frida Kalho. L'ometto più anziano indica la cassetta della posta “MA il cognome qui è straniero…” 
Allora, il cognome è di lontaaaane origini spagnole, ma noi siamo italiani.E poi che vuol dire?Mai sentito parlare di dominazioni straniere in Italia? 
Invasori in Italia: dalla notte dei tempi! Su Rieducational Channel! Vabbè… Mi guardano sempre più perplessi. Incalzano “La sua parlata però mi sembrava straniera…”.
Guardi, fra noi due chi deve trovar qualcuno è lei: io cercherò Dio se lei si cerca un buon otorino…Arrivederci. 
Manco per niente, insiste: “Ma lei parla spagnolo?” 
“No.Sono italiana e parlo italiano.Grazie e buonasera.” Non ci aggiungo qualcos'altro perché Figlio è in ascolto e brama nuove parolacce da imparare. 
Ragazzo più giovane “Signora, ma se parla spagnolo abbiamo degli amici uruguayani con cui può far conversazione…” 
“BUONASERAAA!!” 
Figlio “Mamma, ma tu parli spagnolo?” Sì, buonanotte!
Meno male che ho cambiato casa per non avere a che fare più con gente assurda.

mercoledì 17 giugno 2015

Maturità 1990 (alias Non è un'idea di Stefano Accorsi)

Come ogni anno, stamattina sono corsa a vedere le tracce della maturità. E' una specie di rito che ho da decenni, mi incuriosisce da sempre: prima le leggevo immaginando come sviluppare il tema, da qualche anno a questa parte penso a come lo faranno le mie nipoti o mio figlio.

Sono cambiate tante cose dal mio esame di maturità.
Adesso puoi scegliere diverse forme di svolgimento, addirittura l'articolo di giornale.
C'è più attenzione su tanti temi, c'è più informazione.

Il mio esame di maturità fu il caos.
Qualche settimane prima dello scritto di italiano incontro per caso una conoscente, una di quelle che oggi meritano il titolo di  "fighe di legno", la quale ridendo mi informa che si era coperta di bolle.
Così quattordici giorni dopo esatti ero a letto con la varicella. 
Dopo aver accertato col medico che non ero più contagiosa, e aver informato compagni ed insegnanti della cosa (pare che l'unica deficiente che non l'aveva ancora fatta fossi io) affrontai lo scritto di italiano con la febbre a 39°.Scelsi il tema di attualità, saltando a piè pari il commento sul poeta rurale di Pascoli e ascesa e declino del neoguelfismo.
"La minaccia permanente di guerra nasce dalla mancanza di fiducia tra gli Stati e dal reciproco timore di subire un'aggressione, oltre che dal ricorrente insorgere di mire egemoniche. È perciò necessario, oggi più che mai, creare tra i popoli uno stato di fiducia e di sicurezza, che rimuova i sempre incombenti pericoli di guerra, assicurando in tal modo le condizioni essenziali al mantenimento di una pace stabile. Riflettete sulla questione proposta, precisando se, a vostro giudizio, può cogliersi nell'odierno scenario internazionale qualche segno in favore dell'auspicata pace universale."
Fissai il foglio per tipo 10 minuti e poi iniziai a scrivere di getto, senza rileggere.
Consegnai e scappai dall'aula, con la sensazione di non aver respirato o quasi.
Lasciai i miei compagni alle discussioni fuori dal portone, compresi quelli fighetti (anche se la mia era una scuola molto proletaria e variegata) che erano arrivati alla prova con una cartucciera zeppa di foglietti per copiare.Sì, esatto: per copiare il tema di italiano. Uno addirittura aveva i  i ritagli dei quotidiani con gli articoli sugli ultimi avvenimenti ( il fatto che quest'ultimo anni dopo fosse diventato l'amministratore delegato di una'azienda fallita dopo pochi anni non mi ha stupito).
Arrivato il giorno degli orali mi viene incontro la mia professoressa di storia dell'arte che si congratula per il mio tema, risultato fra i più ben scritti, tanto che era piaciuto molto ad uno dei commissari interni che ne voleva discutere con me.
Panico: complice forse la febbre non ricordavo nemmeno una parola di quello che avevo scritto.
"I suoi riferimenti sono davvero interessanti: la citazione su Sandino e il conflitto in Nicaragua è particolare...".Non ho avuto il coraggio di confessare che senza un famoso disco dei Clash chissà quando avrei saputo di quel conflitto e di tutto ciò che ne seguì.
Mi passa il tema, leggo e annuisco fra i brividi: ma che cacchio ho scritto, continuavo a pensare.
Continuavo a pensare ad Ale, il mio amico che nel suo tema parlò di oscurantismo religioso come causa primaria delle guerre e si ritrovò in commissione un professore/prete che pareva uscito dalla gag de La Santa Inquisizione dei Monty Phyton. Solo che quello che seguì dopo non fece ridere nessuno e lui uscì mestamente dall'aula con un 40/60 e un pugno di mosche.
Se questo ha idee diverse dalla mie sono fregata. Perchè non ho fatto il classico compitino che non scontenta nessuno? No, la citazionista in erba aveva tirato fuori un arsenale di riferimenti storici per dimostrare che nessuna guerra può essere giusta.  Il professore della commissione esterna  me lo ricordo ancora: capelli alla Sor Pampurio e una copia de l'Unità sotto il banco. La principiante totale avevo osato un carpiato doppio ma le era andata bene: mi strinse la mano e dicendomi "Brava, se c'è una cosa che mi piace è chi  non ha paura di dire quello che pensa". Ancora adesso lo considero fra i più bei complimenti che mi hanno mai fatto.
Tirai un sospiro di sollievo. Mi avevano dato 9.


Non importa se per colpa di una differenza di teorie artistiche mi giocai comunque il 60/60 bramato (Maledetto Picasso,odierò Guernica fino alla fine dei tempi).
Era il 1990, c'erano i Mondiali di calcio, ascoltavo i Run DMC, avevo i capelli mezzo rasati e tanti anni davanti per realizzare che la maturità è uno strano sogno (bello o brutto, poco importa) e che i veri esami della vita dovevano ancora arrivare.




martedì 16 giugno 2015

Compleanni in serie.

Ecco, lo sapevo: mi tocca l’ennesimo compleanno di amichetta di Figlio. 
Da un po’ di tempo è in voga farlo al M.D., acronimo di "multinazionale che propone solo roba fritta e fa li sordi disboscando foreste vergini". Ci siamo capiti, insomma. 
Figlio entusiasta, io un po’ meno: lo scorso anno ci toccarono lì ben tre compleanni e la sensazione di festeggiamento molto plasticoso me la porto ancora appresso. Tutto rigorosamente finto. Ai bambini piace, o almeno sembra. Come direbbe Lady Gaga "We're plastic but we still have fun" (scusate ma le citazioni di Schopenhauer le avevo finite).
Ve ne illustro una delle tante, esempio standard giusto per far capire a chi mai volesse provar l'ebbrezza. 
Si arriva lì all'orario fissato, tipo le 17.00. Non osate arrivare in ritardo o vi dovrete subire l'armata Brancaleone degli sguardi trucidi degli addetti. Arrivato il grosso della gente, veniamo quindi radunati tipo mandria dall'animatrice (in realtà una delle ragazze del banco con un cappellino diverso) che ci accoglie con l’entusiasmo di una che si è scampata l’ennesimo turno di frittura e controllando l’orologio.Come scoprirò nel corso della serata TUTTO è cronometrato al secondo, pipì dei presenti compresa. 
Appena arrivati veniamo informati dalla hostess sulla durata di ogni fase della festa: sembravamo turisti ignari sbarcati al villaggio vacanze e messi in riga a mò di Full Metal Jacket dall'animatore nazista di turno. Si inizia con quindici minuti di attività ludica, ossia la suddetta ragazza che fa giocare i bambini a nascondino.Tredici infanti frustrati dopo soli 4 minuti netti: provate voi a nascondervi in un open space di 30 mq. in vetro con tutto a vista e capirete. Poi le ordinazioni, quattro minuti e mezzo. Consumazione dell’Happy Meal (uno per bimbo), un invitino ai genitori presenti e l’arrivo della torta. Spegni le candeline, canta la canzoncina (che aveva assunto il ritmo di una mazurca per far prima) apri i regali e sempre con un occhio all'orologio. Dopo l’ora e mezza pattuita, non un minuto di più né uno di meno, the end e tutti fuori dai balin. Il resto del tempo viene diviso equamente fra il separare i soliti bambini che si menano, quelli che anziché mangiare si tirano la roba (che fa mooolto male: infatti dopo due minuti le patatine assumono la consistenza del legno massello) il tutto mentre la festeggiata urla tipo strillone al banco del pesce “E' il mio compleannooooo e fate quello che dico IOOOOOOOOOOO!!”. Noi genitori nel frattempo ci ritroviamo a girare con aria smarrita e nervosa (quelli che avevano preso il caffè), altri invece con perplessità e risatina nervosa (quelli che avevano preso la birra). 
Una roba di una tristura tremenda. Io e Marito l’abbiamo finita a chiacchierare con una bio-architetta delle recenti ristrutturazioni sul lago. Cioè, una roba che Tribuna Politica al confronto sembrava Drive In, quindi soppravvoliamo proprio. Il tutto coronato da persistente odore tipo cipolle andate a male. Costante e insinuoso, al punto che noto che non sono la sola ad abbandonarsi al gesto compulsivo di annusarmi con finta disinvoltura, nel timore che il deodorante mi avesse abbandonato. Scongiurato il pericolo abbiamo capito che la puzza era il mix cipollato dei panini (gli infanti hanno ucciso le mosche a sbanfate per giorni) più l’acqua di colonia di uno dei presenti, una fragranza tipo Baygon in quantità tale da abbattere un elefante. Quella sera ho riportato a casa in omaggio un mal di testa colossale. 
Bene, sono sopravvissuta a ben tre compleanni simili. Quando ieri Figlio è arrivato trionfante con l’invito marchiato M.D. il mio destino era chiaro: mi tocca pure stavolta.Che Chtulu me la mandi buona!

lunedì 15 giugno 2015

L'Apocalisse è arrivata (ovvero i miei vicini T.d.G.)

Sabato mattina, ore 8.20. 
Dopo una nottata in modalità “vago per casa” causa la mia fida insonnia aspetto un po’ prima di svegliare Figlio (pure lui reduce da notte insonne, ma causa caldo..)e nel frattempo guardo il tg a volume basso, ancora in stato catatonico causa sonno perso. All'improvviso l’audio cambia e mentre in video la faccia è sempre quella del povero telegiornalista sento una voce tonante maschile che pronuncia “VIENI, NASCONDITI, POICHÉ LA FINE È VICINA!!” Rimango sbigottita.La prima cose che penso è “ Sto sognando…”Nonnnonò, son sveglissima. “....
" ‘Azz, è arrivata l’Apocalisse!!…Allora era vero..porca miseria…e mi trova così, in pigiama…. e non ho nemmeno niente da mettermi..Che figuraaaaaa…” Poi mi alzo, si alza pure Figlio, svegliato da quello che sembra un suono di trombe e scalpitio di cavalli…”ECCOOOO....I CAVALIEEEERIIIIIIII” La voce prosegue “Questa battaglia contro di noi ti DISTRUGGERÀ’! Glisraelitiverrannonellevostrecaseconasceepentoleasfhirwpghwjrpjrnbbù!!” ??????? Mi affaccio alla finestra e vedo altre facce preoccupate dalle finestre delle case accanto.Ci si guarda sbigottiti, senza proferir verbo, anche perché le avventure di Jahvè coprono anche le nostre voci. Dopo 15 minuti di cancan tocca passare alla fase BASTA! Tanto son temprata, altro che Apocalisse, seeeehh..! Mi affaccio e mi schiarisco la voce 
“Per favore abbassate il volume..è sabato mattina presto...e non è molto rispettoso verso gli altri…capisco la sordità dell’anziano, però…” Seh, vabbè: chissene proprio.
Le avventure a tutto volume proseguono. Cloppiticloppiti. “ECCO, ABBATTEREMO I NOSTRI NEMICI!!” 
Niente tocca alzare i toni, questo non ci sente... “PER FAVOREEEE!!O abbassate o metto sù in dolby surround il discorso di Berlinguer a Mosca, va bene?!!” Poco dopo I cavalieri dell’Apocalisse tornano cheti, il volume viene rimesso a volume tollerabile e la pace torna sovrana nella vallata. 
Il bello/brutto di abitare vicino agli anziani è l’incapacità totale di capire che se loro son sordi noi non vorremmo diventarlo, almeno non subito e soprattutto non ad opera del volume inumano della loro tv. 
Bene, ora che il giorno del Giudizio è rimandato, posso cominciare la giornata E cosa c’è di più adatto di questa canzone? 

sabato 13 giugno 2015

Balocchi e stereotipi.

Missione di oggi: trovare le stelline fosforescenti (Figlio quando si confonde le chiama stelle effervescenti), quelle che si attaccano al soffitto e di notte sbriluccicano. Elemento indispensabile per ricreare la volta stellata nella sua cameretta (AstroSamantha è atterrata ma colpisce ancora, questi sono i danni collaterali).
Quindi direzione Ipermercato del Balocco (nome fittizio di catena in franchising che reca un antico trastullo nel marchio…sì, lei!).
La caratteristica principale di questo posto è la capacità mimetica dei commessi, abilità strategica di marketing che ti costringe a girare per ore nel punto vendita e che gioca sul "cercavo una cosa, ma sono uscita con venti giocattoli perchè c'era un'offerta". 
Per cercare 'sti cosi luminescenti sono quindi costretta a fare un giro fra i vari reparti fra cui quello femminile, e dato che il mio da 8 anni è ormai un mondo fatto di macchinine, moto, lego e per par condicio puzzle immaginate la mia stranezza: nell'era pre-Sophia questo reparto veniva aggirato come farebbe un Ciao truccato vedendo  la Municipale.
La prima cosa che penso è che un negozio così da piccola potevo solo sognarlo.Ma forse era meglio quando era solo una fantasia infantile: ora è la saga del troppo di tutto.Non pensate che sia di quelle “si stava meglio quando si stava peggio”, eh. Solo che di certe cose francamente mi sfugge l’utilità: ho visto delle robe che non comprerei manco sotto tortura.  Per esempio: nel reparto bimbe trovo ben sei modelli di mini aspirapolvere, compreso il Folletto originale, che naturalmente costa quasi come quello vero. Sgurb. Il ferro da stiro è disponibile in quattro modelli, fra cui quelli griffati da due note marche di elettrodomestici, e horror  in fundo c'è pure quello con Hello Kitty, che diciamocelo ha un po’ rotto (di sta felina ho avuto l’orrore di vedere pure la carta igienica e gli assorbenti, agghiaccianti). Accanto fa la sua bella figura un set completo di secchio e mocio, con una bella bimba sorridente sulla scatola che abbraccia entusiasta lo spazzolone. Tutto rosa e solo rosa. Perchè è risaputo che una vera donna pulisce, lava, stira. Sta zitta, si veste di rosa appunto e cerca di corrispondere al più vecchio degli stereotipi.Manco negli anni 50.
La parità dov'è finita?Ma scusate, chi compra questa roba? No, perché se sono così scema da far di mia figlia ancora infante la copia di Cenerentola versione pre-principe non faccio prima a dargli quello vero? Che senso ha? 
Con nostalgia ricordo quando si rubavano i trucchi alla mamma per sentirci già donnine…Ora non più, ci sono ben sei scaffali dedicati al trucco e parrucco versione baby, compresi quelli a marchio “Very Bella” (evviva l’inglese corretto).Per completare lo sfrangiamento ovaie ecco Le Principesse: ciò che attira la mia attenzione è un ùrendo parruccone sintetico per essere “anche tu come Rapunzel”. Io trucida come sono mi son immaginata una bimba come tante ne conosco: more e piccolette, che con la parruccona biondo ossigenato mi paiono tanto drag queen già da piccine. I cosmetici poi sono allucinanti: piccoli set di unghie finte con il festival del glitter annesso, rossetti dei colori più agghiaccianti che manco Kiko ha un assortimento così variegato. Ma vogliamo parlare del set di spazzole con mini phon funzionante che potrebbe essere l’invidia di ogni parrucchiera? Vabbè, ma saranno per le più grandicelle, mi son detta.Guardo bene la scatola: 6 anni.Prego??Io a sei anni tornavo a casa con le ginocchia sbucciate e dei miei capelli ho un vago ricordo, ma sono sicura di non aver avuto fissazioni tricologiche.
Dopo 'sta botta allora rifugiamoci nel classico rassicurante: la Barbie. Che a dirla tutta mi è sempre stata sulle balle, ma questa è un’altra storia. Barbie classica o comunque con le varianti storiche non esiste più: ora c’è Barbie manager (col cellulare e il faldone di bilanci in rosso), Barbie escort (col cellulare intercettato e le labbra finte), Barbie velina (Ken calciatore è venduto a parte). 
Il valore sociale del gioco dov'è? Non pervenuto.
Ho deciso , metterò in commercio una linea di bambole ed accessori, la chiamerò “Le plebee stilose”, che fan di tutto e di più, pure meglio. 
Ci sarà Sara detta Cenerella (per via dei suoi capelli grigi che non vuol tingere), la casalinga che si inventa un impiego a casa e fa catering per feste, col suo set di accessori e di pentoline mignon; Bianca, l’operaia licenziata per delocalizzazione che ha aperto un micronido a prezzi umani per le mamme che ancora un lavoro striminzito ce l’hanno (il set di nanetti in vendita separatamente); Bella Dormiente, la studentessa lavoratrice, impiegata in una fabbrica di materassi (Ditta Sulpisello, dal 1874) ma che sogna di fare la cooperatrice internazionale.Io non sono contro i giocattoli, ma quelli accessoriati con stereotipi per questione di marketing mi fanno imbufalire.
Si dice che i bimbi imitino i grandi, e allora diamogli degli esempi degni: perchè se alle donne di domani non regaliamo sogni e speranze vere, siam fritte.
P.s. : per la cronaca il set di stelline adesive lo abbiamo trovato nel reparto principesse. Perchè è risaputo che le stelline sono femmine.Mah....